Organizzata nell’ambito del centenario della nascita, la mostra è stata promossa dalla Provincia di Salerno e dall’Associazione Culturale “Mario Carotenuto”, con la consulenza Museo-FRaC Baronissi, e gode del patrocinio del Comune di Salerno, del Comune di Tramonti, sua città natale, della Galleria Il Catalogo di Salerno, dei Musei Aiello Moliterno.
Nello stesso giorno, alle ore 10.00, in via San Benedetto n. 45, ove per oltre cinquant’anni il Maestro Carotenuto ha avuto il suo atelier, sarà collocata, a cura del Comune di Salerno, una lapide in suo ricordo.
“Questa serie articolata di iniziative – ha dichiarato il Presidente dell’Associazione “Mario Carotenuto” Amedeo Ternullo Carotenuto – è stata elaborata per celebrare e rendere omaggio all’intellettuale e all’artista, che è stato un punto fermo della cultura salernitana e che ha ricevuto riconoscimenti e attestati anche a livello nazionale. È nostra intenzione, con i dipinti e i disegni esposti in contemporanea in questa mostra e alla galleria Il Catalogo, che scandiscono le tappe fondamentali del suo percorso artistico e formativo, far conoscere e condividere il suo patrimonio artistico e spirituale anche e soprattutto alle nuove generazioni”.
La mostra, curata da Massimo Bignardi, presenta ottanta opere tutte provenienti dalla collezione privata dell’artista: dipinti, acquerelli, disegni, realizzati tra agli anni Quaranta e il primo decennio del Duemila. La sua è una narrazione affidata alla pittura, che tocca i luoghi, le personalità con le quali ha condiviso gli anni Cinquanta, momento di rinascita all’indomani della seconda guerra mondiale.
“In questi anni l’attenzione di Carotenuto si rivolge allo studio dal vero, come analisi conoscitiva della realtà, dell’oggetto, letto nella sua struttura formale, cioè nel suo “proporre e vivere – rileva Massimo Bignardi nel saggio introduttivo al catalogo pubblicato da Gutenberg Edizioni – lo spazio: la pittura come conoscenza della realtà e, quindi, presa di coscienza, avvertenza interiore, sondaggio emozionale.
La capacità dell’artista sarà, soprattutto nelle opere realizzate sul finire del decennio Quaranta, come la Crocifissione del 1949, di aver saputo innestare, sulla solidità della pittura napoletana, su quello spazio drammatico nel quale rivive l’esperienza umana, una pennellata fluida che respira la lezione impressionista, con un colore che fa leva sul valore cromatico, attinto ai movimenti europei del primo decennio del XX secolo, declinando quindi la tensione che è propria della pittura moderna”.
Il percorso espositivo, che si snoda tra le pareti di Palazzo Pinto, sede della Pinacoteca Provinciale e quelle della Galleria Il Catalogo, ricostruisce la complessità di un’esperienza che si rapporta costantemente con la vita, coinvolgendo la scrittura – per l’occasione le edizioni Francesco D’Amato hanno pubblicato La compagna della pittura, curato da Corradino Pellecchia che raccoglie recensioni, appunti e altre scritture del Maestro – e, al tempo stesso, i dialoghi e i confronti con figure di primo piano della cultura artistica italiana: da Domenico Rea, che presenterà la prima personale dell’artista a Roma, nel 1956, ad Alfonso Gatto conosciuto a Salerno nel 1959, a Filiberto Menna, ad Aldo Falivena, a Giuseppe Sciortino ed artisti quali Attardi,
Mirabella e Mazzullo, nonché scrittori quali Raphael Alberti, Edoardo Sanguineti, Marcello Venturoli, Duilio Morosini, Alberico Sala, Paolo Ricci e Vasco Pratolini.
La pittura, quindi, “intesa come pensiero figurato – continua Bignardi – è il nodo centrale sul quale Mario Carotenuto insiste sin dalle esperienze giovanili, vale a dire dai primissimi anni Quaranta: una pratica del vedere che, assecondando un linguaggio figurale d’impronta novecentesca, traduce in presenza tangibile l’astrazione del disegno.
La sua pittura colta, non priva di lunghi sguardi che attraversano l’intera storia dell’arte occidentale, disposta, al tempo stesso, all’osservazione diretta ed umile delle ‘cose’ e delle ‘realtà’ (che non significa configurazione referenziale di questa), è espressione di una capacità compositiva attenta a mettere a registro la ‘plasticità’ dei corpi o degli oggetti nello spazio, grazie ad una gamma di colori spinta sempre alla costruzione di una luminosità di origine surreale, con la libertà di un disegno che, fondamentalmente, resta immediata rivelazione del pensiero o, ripetendo quanto già detto, “del far apparire l’immaginario ch’è nella memoria”, così come Alfonso Gatto scriveva a proposito dei disegni di Corrado Cagli”.
La mostra resterà aperta fino al 6 novembre.
Mario Carotenuto (Tramonti, 1922 – Salerno 2022). Frequenta il Liceo “G. B. Vico” di Nocera Inferiore, poi studia Lettere all’Università di Napoli e segue i corsi di Pittura, tenuti dai maestri Vincenzo Ciardo ed Emilio Notte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Si trasferisce definitivamente a Salerno nella primavera del 1946: nel 1945 aveva vinto, con il dipinto Maestro, il primo premio alla Mostra Giovanile-Premio Forti, organizzata a Napoli dall’Associazione Liberi Artisti Napoletani che in quegli anni faceva capo a Paolo Ricci e promossa dall’Ente per lo sviluppo artistico del Mezzogiorno. La sua pittura di quegli anni, è tutta proiettata alla ricerca di valori cromatici, nella quale sono ben evidenti «l’unità di visione – scrive Manlio Giarrizzo nel 1946 – e la toccante sensibilità della materia pittorica».
Nella sua formazione culturale e artistica sono fondamentali i viaggi a Parigi, nel 1959, a Madrid e Monaco, nonché il sodalizio con poeti e critici d’arte come Domenico Rea, che presenterà la prima personale dell’artista a Roma, nel 1956, Alfonso Gatto conosciuto a Salerno nel 1959, Filiberto Menna, Aldo Falivena, Giuseppe Sciortino ed artisti quali Attardi, Mirabella e Mazzullo.
I suoi studi, quello di via Bastioni, della Torretta e poi di via San Benedetto, unitamente a quello di Minori ove dal 1965 si trasferisce in estate, sono stati luoghi di incontro e conversazioni con Raphael Alberti, Edoardo Sanguineti, Marcello Venturoli, Duilio Morosini, Alberico Sala, Paolo Ricci e Vasco Pratolini.
Molte sono le opere realizzate per spazi pubblici, fra queste i pannelli decorativi per il Poliambulatorio comunale di Salerno (1967), per l’Ospedale Civile di Pagani (1967), l’affresco per la Sala delle Conferenze dell’Ordine dei Medici (1968), il grande pannello per la sede nazionale dei Monopoli di Stato a Roma, la Via Crucis per la chiesa del Redentore a Salerno, i pannelli ceramici per l’Arciconfraternita del SS. Sacramento di Minori, il Presepe dipinto per la Sala San Lazzaro del Duomo di Salerno.
Associazione Culturale “Mario Carotenuto”: Massimo Bignardi, Amedeo Ternullo Carotenuto, Aniello Ingenito, Ernesto Manzolillo, Michele Palladino, Adriana Pagano, Corradino Pellecchia, Franco Silvestri.