Salerno. “Un tavolo tecnico che con cittadini, volontari, associazioni elabori analisi puntuali su alcuni specifici bisogni legati all’accoglienza nella città di Salerno ed avanzi proposte per il loro soddisfacimento”: questo il primo atto concreto dell’incontro – promosso ieri sera dal movimento cittadino “PER SALERNO – Partecipazione Responsabile – dal titolo ” Salerno Città dell’Accoglienza: dagli slogan ai fatti” “.
Daranno vita al comitato tecnico volontari, operatori sociali, esperti del settore, rappresentati di associazioni, ma anche semplici cittadini che vorranno mettere a disposizione competenze ed esperienze di vita per definire ipotesi concrete di rilancio delle politiche/programmi di accoglienza a Salerno per attenuare/rimuovere il disagio sociale senza ghettizzare i disagiati.
“Occorrono risposte che durino nel tempo – ha dichiarato a margine dell’incontro Giovanni Celenta, promotore del movimento – che costituiscano riferimenti certi per i volontari, i cittadini e quanti vivono il disagio, cui vanno offerte occasioni non emergenziali né assistenziali di recupero e di inclusione sociale”
“Le politiche sociali, in particolare quelle di accoglienza, non sono la cenerentola delle politiche e degli enti territoriali” – ha dichiarato Paolo Romano della Casa famiglia “Tamburo di Latta” – “Il problema non è solo di natura economica.. le risorse economiche sono uno strumento, non sono il metro per qualificare le politiche sociali. L’accoglienza non si misura esclusivamente sulla disponibilità di posti letto. Il problema non è avere più risorse, ma quello di rimuovere la ghettizzazione dell’emarginazione. Il problema è come una città diventa accogliente, promuove la persona, rimuove il disagio ed evita che su questi temi si speculi e si coltivino clientele.
“Le istituzioni devono essere attente ad esempio ai diversi, agli stranieri, ai rom, ai senza fissa dimora, senza far leva sulle paure” – ha continuato Antonio Bonifacio, da anni attivo nell’accoglienza dei senza fissa dimora -“Occorre saper coniugare l’ordine pubblico con la solidarietà . Non serve sgomberare se non ci si pone il problema di dove andranno a vivere le persone prive di una dimora”.
“Il disagio non identifica una persona” – ha affermato Maria Luisa Troccoli della Caritas diocesana – “La dignità si lega alla persona in quanto tale, Salerno non può delegare ad un gruppo di accogliere.. occorre creare con la collaborazione di tutti una cultura dall’accoglienza”.
Molti gli intervenuti che nel corso del dibattito hanno sottolineato l’esigenza di un maggiore confronto tra cittadini, associazioni ed istituzioni, oltre alla necessità di istituire un osservatorio capace di monitorare le azioni, le iniziative e le spese delle istituzioni in tale settore.
“Come far diventare una città protagonista, come sconfiggere la paura di ciò che non si conosce?” Si è chiesta nel corso del suo intervento Patrizia Stasi, che ha auspicato il superamento degli steccati a volte autoreferenziali di gruppi/ associazioni del volontariato e di quei diffusi pregiudizi alimentati dalla paura del diverso.
Gino Daraio, uno dei coordinatori dell’area tematica sulle politiche sociali del movimento, ha ricordato che obiettivo qualificante l’azione di Per Salerno partecipazione responsabile..” è promuovere una cultura dei doveri di solidarietà sociale tra e con i cittadini”, chiamati ad essere attivi nella proposta, ma anche e soprattutto nella condivisione personale di impegni concreti verso l”altro in difficoltà” per costruire la città del “bene comune”.