Sant’Angelo a Fasanella. Incapace di intendere e di volere, così il legale di una delle due donne protagoniste dei brutti episodi di pedofilia su minorenni adescati su face book la difende dalle accuse. La seconda donna invece si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Una brutta vicenda quella scoperta a Sant’Angelo a Fasanella, ragazzini adescati su face book e convinti ad avere rapporti sessuali con due donne rispettivamente di 29 e 27 anni. A richiamare l’attenzione dei ragazzini, secondo l’accusa, sarebbero state proprio le due donne che approfittavano dei social network e dell’ingenuità delle piccole vittime per mettere in circolo il loro crimine. Proprio dalla denuncia di una madre che insospettita da strani messaggi a sfondo sessuale che il figlio custodiva nel pc, è scattata l’inchiesta che ha portato le due donne agli arresti domiciliari con l’accusa di atti sessuali con minori. Ieri sono apparse davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia. “La mia assistita – ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Scorza, difensore della ventisettenne – ha risposto a tutte le domande. Ora mi riservo di chiedere la verifica della capacità di intendere e di volere della mia cliente”.
Per la 29enne invece che si è avvalsa della facoltà di non rispondere, il suo legale l’avv. Domenico Di Napoli, ha dichiarato che nei prossimi giorni valuterà l’opportunità di fare ricorso al tribunale del riesame per chiedere la revoca della misura cautelare. Le indagini vanno avanti coordinate dal PM Elena Guarino della Procura di Salerno. Indiscrezioni parlano di un altro episodio emerso dalla vicenda che coinvolgerebbe un bambino di 10 anni anch’esso adescato su face book e che, da intercettazioni telefoniche, pare che il bimbo doveva essere fatto “ provare” ad un uomo di cui si sa cercando l’identità, nei bagni pubblici comunali.
Antonio Citera