L’Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, condotta nel mese di marzo 2013, oltre ad indagare comportamenti ed aspetti della vita delle famiglie italiane quali la soddisfazione per le relazioni familiari e amicali, la situazione economica e i principali problemi della zona in cui si vive, ha rilevato informazioni sul benessere soggettivo (soddisfazione per la vita nel complesso) e sul grado di fiducia interpersonale.
Secondo l’indagine, condotta su un campione di circa 19mila famiglie per un totale di oltre 46mila individui, nel 2013, dopo il forte calo registrato nel 2012, la soddisfazione dei cittadini per la vita in generale mostra un quadro sostanzialmente stabile; cala invece la soddisfazione per alcuni aspetti specifici quali famiglia, amici, salute e tempo libero, e la soddisfazione per la situazione economica personale e familiare.
Alla domanda “Attualmente quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?”, potendo indicare un voto da 0 a 10 (0 indica “per niente soddisfatto” e 10 “molto soddisfatto”), il voto medio indicato dalla popolazione di 14 anni e più è pari a 6,8, così come nel 2012.
In particolare, il Nord presenta un valore medio di soddisfazione pari a 6,9, il Centro pari a 6,7 e il Mezzogiorno il valore più basso: 6,6. Le regioni con i più elevati di soddisfazione sono il Trentino-Alto Adige (7,5) e la Valle d’Aosta (7,2) mentre la regione con i livelli più bassi è la Campania (6,4).
Non emerge, nel complesso, una rilevante differenza di genere anche se le donne sembrano essere meno soddisfatte degli uomini a partire ai 45 anni, in modo particolare tra le anziane, soprattutto di 75 anni e più. Nel complesso della popolazione, le differenze maggiori emergono con l’età: si passa, infatti, da un voto medio di 7,5 tra i giovani di 14-17 anni ad uno di 6,4 tra chi ha 75 o più.
Rispetto alla condizione occupazionale, gli studenti sono tra i più soddisfatti (la media dei punteggi è 7,2) mentre chi è occupato è decisamente più soddisfatto di chi è alla ricerca di un lavoro (7,0 contro 6,1). Tra gli occupati, i dirigenti, imprenditori, liberi professionisti e i direttivi, quadri, impiegati (7,1) dichiarano livelli di soddisfazione in media più alti rispetto a operai e lavoratori in proprio (6,8). Anche chi ha una laurea si dichiara più soddisfatto di chi ha al massimo la licenza elementare (7,1 contro 6,4).
Rispetto al 2012 si confermano i divari territoriali e sociali nella diffusione del benessere soggettivo, anche se nei contesti dove questo è più elevato si osserva una leggera contrazione dei livelli di soddisfazione. Al Nord e al Centro la media delle valutazioni scende, mentre nel Mezzogiorno rimane sostanzialmente invariata, seppure sempre a livelli più bassi che nelle altre ripartizioni.
Nel 2013, una certa riduzione dei livelli di soddisfazione rispetto al 2012, riguarda anche ambiti rilevanti della vita quotidiana come le relazioni familiari e amicali, la salute e il tempo libero. Diminuisce anche la soddisfazione degli occupati per il lavoro.
La soddisfazione dei cittadini per le proprie relazioni familiari è sempre stata molto elevata nel nostro Paese, dato che si conferma anche nel 2013. Tuttavia pur essendo le persone di 14 anni e più molto o abbastanza soddisfatte per le relazioni familiari pari al 90,2% (91,0% nel 2012), scende la quota di chi si dichiara molto soddisfatto: è il 33,4% rispetto al 36,8% nel 2012. Una quota residuale (1,5%) giudica questo tipo di relazioni per niente soddisfacenti. Si tratta, in ogni caso, di livelli di soddisfazione che non si raggiungono in nessuna altra dimensione della vita dei cittadini.
La soddisfazione per le relazioni familiari è analoga per uomini e donne. La quota più alta di soddisfatti (molto o abbastanza) è tra i 35-44 anni, mentre i livelli più elevati si evidenziano tra i giovanissimi di 14-17 anni, in cui la quota di molto soddisfatti è pari al 40,8%. La percentuale di persone molto soddisfatte per le relazioni familiari, inoltre, decresce passando dal Nord (38,3%) al Centro (33,1%) e al Sud (26,9%). In particolare, a livello regionale, le quote maggiori di individui che si definiscono molto soddisfatti si rilevano in Trentino-Alto Adige (47,0%), Umbria (40,1%), Veneto e Friuli-Venezia Giulia (39,8%); le più basse in Campania (22,7%), Puglia (25,9%) e Basilicata (26,2%).
Anche per quanto riguarda le relazioni amicali la quota degli individui soddisfatti è molto elevata: 81,8%. Rispetto al 2012, così come è avvenuto per le relazioni familiari, la quota dei soddisfatti diminuisce (era l’84,0%) soprattutto perché diminuisce il livello di soddisfazione: i molto soddisfatti per le relazioni amicali passano dal 26,6% nel 2012 al 23,7% nel 2013.
La soddisfazione per le relazioni amicali è un aspetto della vita per il quale le differenze di genere sono piuttosto evidenti: è soddisfatto l’83,7% degli uomini rispetto all’80,0% delle donne. Anche riguardo le relazioni amicali, le persone molto soddisfatte risiedono soprattutto al Nord (27,3%), seguite da quelle del Centro (23,0%) e poi del Mezzogiorno (19,3%). In particolare, si definiscono molto soddisfatti i residenti in Trentino-Alto Adige (32,6%), Friuli-Venezia Giulia (29,7%) e Lombardia (28,1%), mentre la quota più bassa di molto soddisfatti si rileva in Campania (15,8%).
Relativamente al proprio stato di salute, l’80,3% della popolazione di 14 anni e più esprime un giudizio positivo (molto o abbastanza soddisfatto), sostanzialmente come nel 2012; lo è però leggermente di meno: il 16,5% è molto soddisfatto rispetto al 18,5% del 2012.
La soddisfazione per il proprio stato di salute diminuisce al crescere dell’età e raggiunge il minimo tra gli ultrasettantacinquenni, anche se emerge comunque un 45,2% di appartenenti a questa classe di età che si dichiara abbastanza soddisfatto delle proprie condizioni di salute e un 3,8% che si dichiara molto soddisfatto; le donne dichiarano una soddisfazione sempre minore degli uomini anche a parità di età. Nel Nord la soddisfazione per il proprio stato di salute è più diffusa che nelle altre ripartizioni: l’81,8% della popolazione si dichiara molto o abbastanza soddisfatto rispetto al 78,0% del Mezzogiorno e ciò nonostante il processo di invecchiamento sia più avanzato nell’Italia settentrionale. Le quote maggiori di persone soddisfatte del proprio stato di salute si registrano nelle regioni del Nord: Trentino-Alto Adige (87,3%), Valle d’Aosta (83,6%) e Friuli-Venezia Giulia (82,8%); quelle più basse nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare Sardegna (74,0%) e Calabria (74,6%).
Nel 2013 il 73,2% degli occupati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto del proprio lavoro, dato che risulta in lieve diminuzione rispetto al 75,1% registrato nel 2012.
Tra le donne occupate si ha una maggiore diffusione della soddisfazione rispetto agli uomini (74,3% contro 72,4%), mentre coloro che riferiscono di essere poco o per niente soddisfatti sono il 23,5%. A livello territoriale, si evidenzia un graduale aumento dell’insoddisfazione passando dal Nord al Sud: gli occupati molto soddisfatti sono il 16,4% nel Nord, il 14% al Centro e il 13,1% nel Mezzogiorno. La quota di occupati abbastanza soddisfatti del proprio lavoro non presenta rilevanti variazioni territoriali.
Per quanto riguarda, infine, il tempo libero, a dichiararsi molto o abbastanza soddisfatto è il 63,0% della popolazione, dato più basso rispetto al 2012 (65,9%). La quota dei soddisfatti per il tempo libero riguarda una porzione di popolazione molto più contenuta se confrontata con quella per gli altri aspetti della vita quotidiana già considerati.
Al contrario di ciò che accade per il lavoro, tra le donne la soddisfazione per questo aspetto è meno diffusa che tra gli uomini: il 61,1% di esse, infatti, si dichiara molto o abbastanza soddisfatte, contro il 65,1% degli uomini. A livello territoriale tra i residenti nel Mezzogiorno la soddisfazione per il tempo libero è meno diffusa: il 39,7% afferma, infatti, di essere poco o per niente soddisfatto, mentre nel Nord questa quota è pari al 31,4%. In particolare, le quote di persone insoddisfatte sono più elevate in Campania (42,2%), Sicilia (41,6%) e Puglia (39,5%), mentre gli individui che si ritengono maggiormente soddisfatti del proprio tempo libero risiedono in Trentino-Alto Adige (74,2%) e Liguria (70,4%).
Nell’ultimo anno, inoltre, si segnala un calo sostenuto della quota di persone soddisfatte della propria situazione economica rispetto all’anno precedente: nel 2013, infatti, la percentuale di persone di 14 anni e più che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta della propria situazione economica è pari al 40,1%, una quota inferiore a quella rilevata nel 2012 (42,8%), mentre passa dal 55,7% al 58,0% la quota di coloro che dichiara una situazione insoddisfacente. In particolare, diminuisce soprattutto la percentuale di persone che si dichiara abbastanza soddisfatta (dal 40,3% nel 2012 al 38,2% nel 2013) e aumentano i per niente soddisfatti (dal 16,8% al 18,7%).
La quota di soddisfatti della propria situazione economica è molto differente tra le diverse aree geografiche del Paese. Nel Nord la quota di residenti soddisfatti della propria situazione economica è pari al 46,4%, mentre scende al 41,3% nel Centro e al 30,9% nel Mezzogiorno. Il Nord e il Centro sono anche le ripartizioni in cui la diminuzione di soddisfazione rispetto al 2012 è più consistente: nel 2012 i molto e gli abbastanza soddisfatti erano il 50% nel Nord e il 44,3% nel Centro, mentre erano il 32% nel Mezzogiorno.
Il giudizio delle famiglie sul livello di adeguatezza delle loro risorse economiche è speculare a quello dell’andamento della situazione economica. Nel 2013, rispetto al 2012, si registra, infatti, un aumento di frequenza di opinioni negative al riguardo: la percentuale di famiglie che affermano di disporre di risorse ottime o adeguate diminuisce dal 52,5% al 49,3%, mentre le famiglie che le ritengono scarse passano dal 40,3% al 42,3% e insufficienti dal 6,8% al 7,6%.
Le famiglie residenti nel Nord esprimono giudizi più spesso positivi sulle risorse economiche a loro disposizione: il 55,3%, infatti, le ritiene ottime o adeguate, mentre nel Mezzogiorno tale quota scende al 40,1%. Anche per il giudizio sulle risorse economiche, la percezione di un peggioramento è evidente per tutte le ripartizioni.
Il 60,3% delle famiglie di operai ed il 50,5% di quelle di lavoratori in proprio definisce le risorse economiche scarse o insufficienti, rispetto al 30,2% di quelle di dirigenti, imprenditori o liberi professionisti: tale quota supera il 78,5% nelle famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione.
L’Istat, inoltre, ha rilevato la fiducia interpersonale mediante dei quesiti utilizzati anche a livello internazionale: il primo chiede direttamente se ci si può fidare della maggior parte delle persone oppure bisogna stare molto attenti, mentre l’altro chiede di valutare quanto i cittadini ritengono probabile la restituzione del proprio portafogli smarrito se a ritrovarlo è un vicino di caso, un esponente delle forze dell’ordine o un completo sconosciuto.
Alla domanda “Lei generalmente pensa che si possa fidare della maggior parte della gente oppure bisogna stare molto attenti?”, la maggior parte degli intervistati risponde con un atteggiamento di cautela verso il prossimo: il 77,3% delle persone, infatti, pensa che “bisogna stare molto attenti” nei confronti degli altri mentre solo il 20,9% è orientato ad un atteggiamento di fiducia. Tali quote erano nel 2012, rispettivamente, 78,1% e il 20,0%.
Le donne sono più diffidenti degli uomini: il 78,7% di esse esprime un’opinione improntata ad un atteggiamento di cautela, rispetto al 75,8% degli uomini, e tale differenza si riscontra in tutte le classi d’età. Rispetto all’età, si osserva una diffusione più alta della media del risentimento di diffidenza soprattutto tra i più anziani (65 anni e più), con i livelli intorno all’80%, mentre tra i più giovani (14-17 anni) e tra i 45-64 anni è leggermente meno diffuso, pur riguardando una quota di persone comunque superiore al 70%.
Prendendo in considerazione aspetti quali la condizione professionale e il titolo di studio, si può rilevare come le persone di status sociale più elevato tendano a dichiarare una minore diffidenza della media della popolazione. Infatti, sono dirigenti, imprenditori e liberi professionisti a essere più fiduciosi nei confronti del prossimo: il 31,2% dichiara che ci si può fidare della maggior parte della gente rispetto al 18,4% degli operai. In generale, tra gli occupati si riscontra una maggiore diffusione di un atteggiamento fiducioso (24,0%). Anche le persone con un titolo di studio più elevato dichiarano di fidarsi di più degli altri: il 31,6% dei laureati ed il 23,3% dei diplomati dichiara che ci si può fidare della gran parte della gente, rispetto al 17,7% di chi ha al massimo la licenza media o al 15,0% di chi possiede la licenza elementare. Le differenze di genere permangono, indipendentemente dal titolo di studio: ad esempio il 68,8% delle laureate, dichiara che occorre stare molto attenti nei confronti della gente contro il 64,6% dei laureati.
A livello territoriale la fiducia verso la gente diminuisce procedendo da Nord a Sud. Infatti, mentre nel Centro-Nord la quota di chi ritiene che bisogna stare molto attenti è intorno al 75%, nel Mezzogiorno essa supera l’80%. Più nel dettaglio, sono Puglia (83,3%), Campania (82,0%), Molise (81,8%) e Sicilia (81,2%), ad avere una maggiore diffusione di questa opinione, mentre Trentino Alto-Adige (63,7%) e Valle d’Aosta (65,5%) si attestano sui valori minimi.
Con la “domanda del portafoglio” si chiede di valutare con che probabilità si ritiene possa essere restituito un portafoglio smarrito se a ritrovarlo è un vicino di casa, un appartenente alle forze dell’ordine o un perfetto sconosciuto. Le risposte a questo quesito mostrano una situazione più articolata, rispetto al precedente. Il maggior grado di fiducia viene accordato agli esponenti delle forze dell’ordine (80,8%), seguiti dai vicini di casa (il 67,9% ritiene probabile il vedersi restituito il portafoglio se trovato da uno di loro) e da ultimo dagli estranei (10,5%). La diffidenza e mancanza di fiducia, quindi, si ha soprattutto per le persone completamente estranee, anche se non va sottovalutato il 16,8% di sfiduciati nei confronti delle forze dell’ordine e il 29,7% nei confronti dei vicini.
Non si rilevano grandi differenze di genere, tranne che per quanto riguarda le forze dell’ordine che godono di una maggior fiducia tra le donne. Rispetto all’età, l’atteggiamento di fiducia nei confronti delle forze dell’ordine si differenzia da quello per le altre persone per un andamento più lineare: infatti, la quota di chi ritiene probabile una restituzione del portafoglio da parte di un esponente delle forze dell’ordine è più bassa tra i giovani, in particolare tra i 20-34 anni soprattutto uomini, ed è massima nelle età anziane, mentre quella di chi si fida dei vicini o dei uno sconosciuto è maggiore della media tra i 45-54enni ed inferiore tra gli anziani.
Anche in questo caso, se si considerano condizione professionale e titolo di studio, si può rilevare come le persone di status sociale più elevato tendano a dichiarare una maggiore fiducia.
Molto accentuata è poi la differenza territoriale. Anche in questo caso la sfiducia è molto più elevata da parte dei cittadini del Mezzogiorno: le differenze rispetto al Nord sono di oltre 11 punti per i vicini, di quasi 6 per gli sconosciuti, di 4 per gli appartenenti alle forze dell’ordine.
Infine, i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono il traffico (38,1%), la difficoltà di parcheggio (37,2%), l’inquinamento dell’aria (36,7%) e il rumore (32,4%). Seguono poi, con percentuali inferiori, la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (31,2%), il rischio di criminalità (31,0%), il non fidarsi a bere acqua dal rubinetto (29,2%), la sporcizia nelle strade (28,1%) e infine, il 9,9% delle famiglie segnala il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua. Rispetto al 2012 è in aumento la quota delle famiglie che rilevano rischio di criminalità e difficoltà di collegamento con mezzi pubblici.
In generale è nel Nord che le famiglie dichiarano una minor presenza di problemi, con l’eccezione dell’inquinamento dell’aria (39,8%, contro il 35,4% delle famiglie del Centro e del 33,1% di quelle del Mezzogiorno), sentito soprattutto dalle famiglie lombarde (50,1%).
La percezione del rischio di criminalità, in aumento rispetto al 2012, è più elevata tra le famiglie della ripartizione centrale (34,3% delle famiglie) e del Nord (31,4%), mentre è pari al 28,1% tra quelle del Mezzogiorno, il livello più elevato si raggiunge nel Lazio (40,8%).
Il 39,4% delle famiglie del Mezzogiorno (contro il 22,8% al Nord e il 28,3% al Centro) dichiara di non fidarsi della qualità dell’acqua di rubinetto. I livelli di sfiducia più elevati si riscontrano in Sicilia (56,6%), Sardegna (55,3%) e Calabria (45,0%).
Il problema dell’irregolarità nell’erogazione dell’acqua è segnalato maggiormente dalle famiglie del Mezzogiorno (17,6%), in particolare dal 30,7% delle famiglie della Calabria e dal 25,2% dalle famiglie che vivono in Sicilia.