Roma. I sindacati di categoria, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl sollecitano da tempo la ridefinizione delle competenze del personale infermieristico e di tutte le professioni sanitarie attraverso un percorso da condividere con il Ministero della Salute e con le Regioni.
Per garantire con efficienza, qualità e appropriatezza le richieste di salute di una popolazione con un’aspettativa di vita sempre più lunga, allo stesso tempo un’incidenza crescente delle patologie complesse e croniche, delle disabilità e delle situazioni di fragilità sociale, c’è bisogno di ottimizzare e valorizzare l’apporto di tutte le figure professionali del Servizio Sanitario Nazionale.
“C’è bisogno che tutti, dai medici, agli infermieri, alle professioni sanitarie, agli OSS, – tengono a precisare le suddette Organizzazioni Sindacali – possano mettere in campo le rispettive competenze nel quadro di modelli organizzativi evoluti, che consentano una migliore sinergia tra i diversi ruoli nell’interesse dei pazienti e del buon governo clinico.
Per questo appoggiano l’intento espresso dal ministro Lorenzin di procedere verso il completamento dell’iter di approvazione della bozza di accordo sulle competenze infermieristiche che, dopo un percorso di elaborazione al tavolo tecnico ministeriale durato oltre un anno, ha avuto fin dal febbraio scorso il disco verde della Commissione Salute delle Regioni.
Rilanciare e completare questo percorso è tanto più importante ora che sta prendendo forma un’agenda per la revisione della spesa finalmente fondata non sulla riproposizione dei tagli lineari, bensì sulla definizione dei costi standard e sulla riorganizzazione dei servizi sul territorio.
Per la sanità, rafforzare il ruolo degli infermieri è uno dei passaggi chiave per realizzare un modello di assistenza più aderente ai bisogni dei cittadini, capace di operare in modo più mirato, ottimizzando l’uso delle risorse senza compromettere accessibilità e qualità dei servizi.
Il timore manifestato da qualcuno, che in questo modo si possa aprire la porta ad una proliferazione caotica di modelli organizzativi, non solo non trova fondamento nei contenuti del documento condiviso, ma non ha ragion d’essere se pensiamo che la situazione attuale già vede disparità notevoli nei livelli di assistenza tra le diverse aree del paese; arrivare a standard comuni di qualità ed efficienza richiederà dunque percorsi diversificati, ovviamente in modo che abbracci il Sistema Sanitario Nazionale nella sua interezza e complessità, come prevede il documento elaborato e condiviso.
Riconoscere le competenze degli infermieri, delle professioni sanitarie e degli operatori di supporto, significa permettere loro di svolgere un ruolo professionale e culturale innovativo nel gestire l’assistenza ai pazienti e permettere loro una facilitazione della vita autonoma anche in età avanzata, alla prevenzione.
Significa anche abilitare la sperimentazione di modelli di assistenza, con la cabina di regia nazionale che accompagna l’evoluzione di tutto il Sistema, in cui le diverse professioni, con le rispettive competenze e responsabilità, si integrano in funzione del singolo assistito e del percorso di cura di cui necessita.
È importante che si sia sviluppata intorno a queste esigenze una sensibilità comune tra il Ministro della Salute, le Regioni e i sindacati che rappresentano le professioni sanitarie.
Questa convergenza va ora messa a frutto, in modo da valorizzare appieno il potenziale di tutte le professionalità di cui il sistema sanitario e assistenziale dispone, e spingerlo verso un rinnovamento organizzativo in grado di assicurare sostenibilità, continuità e qualità dei servizi in tutto il Paese”.