Cracovia è la seconda città della Polonia, ex capitale reale che sorge a 70 km da Auschwitz, luogo tristemente noto per la presenza di un campo nazista. La città richiama, però, anche il nome di Karol Wojtyla, che qui è stato arcivescovo per poi passare alla storia come Papa Giovanni Paolo II.
In tre giorni visitare Cracovia non è facile, ma nemmeno impossibile. All’arrivo ci si può trovare di fronte un invitante mercatino dove poter assaporare la prima specialità locale. Si tratta di kielbasa, salsiccia di dimensioni rispettabili fatta di carne di maiale aromatizzata. Servita con pane nero o con semplici patate è un ottimo benvenuto da parte della città accompagnata da una birra locale che al gusto potrà apparire leggera e con un retrogusto amarognolo.
Dirigendosi verso Rynek Glowny, ci si ritrova in quadrato di oltre 200 metri di lato, una piazza davvero enorme impreziosita dal fondaco dei tessuti, edificio che era il fulcro del commercio tessile di Cracovia che oggi ospita una serie di bancarelle dove acquistare souvenir e prodotti d’artigianato (a partire dalla diffusissima ambra). Si può ammirare la Basilica di Santa Maria, la cui facciata è dominata da due torri di diversa altezza e con una straordinaria pala d’altare costituita da un pentittico interamente realizzato in legno di tiglio illustrante scene della vita della Vergine e di Gesù e la statua del poeta polacco Adam Mickiewicz.
Attraversando ulica Grodzka, si arriva all’antico quartiere ebraico di Kazimierz. Lungo il cammino ci si può fermare per uno spuntino. Un’altra specialità è l’obwarzanek, una sorta di grande pretzel variegato con semi di papavero o di sesamo che viene venduto per strada.
Kazimierz, che la sera si anima grazie a numerosi locali e ristoranti; poco lontano c’è il sobborgo operaio di Podgorze, dove nella seconda guerra mondiale sorse il famigerato ghetto ebraico. Si trova qui anche la Fabbrica di Schindler, quella del toccante Schindler’s List di Steven Spielberg. Per la cena, un posto molto caratteristico si trova nella zona della città vecchia al U Babci Maliny (“Da nonna lampone”, ulica Szpitalna). E’ un’osteria sotterranea con due zone che apparentemente non hanno nulla a che fare l’una con l’altra: da una parte panche di legno e ambiente rustico, dall’altra un salone che sembra uscito dagli anni ’20 con tanto di pianista. Serata a base di pierogi, ravioloni di pasta sottile farciti con vari ripieni (dalla carne alla ricotta o al cavolo) che si rivelano gustosi ma anche impegnativi, soprattutto perché ne portano una quantità smisurata. Per accompagnare il tutto l’immancabile birra e per finire una vodka Zubrowka. Più che onesto anche il prezzo: una cena per 2 persone costa l’equivalente di 20 euro.
Il secondo giorno, si parte con una colazione a base di szarlotka, una frolla farcita di mele dal sapore delicato. Nella prima part della giornata, con un pullman organizzato, si può raggiungere Auschwitz (o, col nome polacco, Oswiecim), distante circa un’ora e mezza. Ovviamente, Auschwitz è una meta particolare, da vivere intensamente, meglio se preparati. Una triste pace regna in questi luoghi dove la memoria risulta più forte di ogni parola.
Al ritorno in città, viste le rigide temperature, si può assaporare una birra calda che propongono anche arricchita con sciroppi e marmellate dolci. Per la cena ci si può recare al Chlopskie jadlo, ristorante lungo ulica Grodzka. Antipasto con oscypek, formaggio di pecora cotto alla piastra davvero pungente e non a caso accompagnato da marmellata di fragole. A seguire si punta sul bigos, zuppa (in realtà abbastanza asciutta) con crauti, pancetta, salsiccia, funghi e spezie: consigliata se vi piacciono i sapori forti. La vodka di rito conduce alla fine della serata.
Il terzo giorno si può cominare la mattinata da Michalscy (plac Dominikanski) con una fetta di kremowka, torta nella quale uno strato ben compatto di crema e panna è racchiuso tra due sfoglie sottili. Con l’autobus 304 in 40 minuti si arriva a Wieliczka, paesino che ospita le spettacolari miniere di sale entrate a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Si entra solo con visite guidate (in italiano una o due al giorno nelle diverse stagioni). Lo spettacolo a cui si assiste è davvero di stupefacente maestria: nove livelli che arrivano fino a 327 metri nel sottosuolo, con 2.400 camere unite da 245 chilometri di corridoi. Tutto scavato nel sale, manualmente, da generazioni di minatori. Il percorso visitabile comprende i primi 3 livelli, arriva fino a 135 metri di profondità e porta all’interno di un mondo inimmaginabile. Pareti, soffitti, pavimenti, scalinate: tutto è fatto di sale.
E tra laghi sotterranei e argani secolari, sorprendono le testimonianze artistiche spesso opera di minatori-scultori. Si va da statue, a crocifissi e piccole cappelle, fino all’apoteosi dell’impressionante chiesa di Santa Cunegonda, un intero edificio con pavimentazione, affreschi, pale d’altare, candelabri, statue interamente realizzate con sale. Tornato in città per la cena ci si può indirizzare verso il ristorante Pod Wavelem (sw. Gertrudy) per assaggiare il classico gulasz con carne, patate e cipolle servito direttamente all’interno di una pagnotta di pane, che può essere accompagnato da frittelle di patate. Così si conclude l’ultima giornata in città.
Nell’ultima mattinata a Cracovia, una visita va fatta alla collina del Wawel: giunti alla sommità c’è un panorama mozzafiato della Vistola, ammirando il complesso del castello reale. Accanto c’è la Cattedrale, dove sono stati incoronati quasi tutti i re polacchi del passato. Qui, tra le cappelle che punteggiano la struttura gotica, i sotterranei con le tombe reali e di altri personaggi nazionali di spicco e la salita della torre che porta a una serie di campane tra cui la titanica campana di Sigismondo (2 metri d’altezza per 11 tonnellate di peso) si conclude il soggiorno con un pieno di storia e cultura. Giusto il tempo per provare una zapiekanka, bruschettona farcita nei modi più vari, e poi diritti verso l’aeroporto.