Minori. Come possa la politica essere vita e la vita ricreare la politica, è il tema del libro che Antonio Bassolino presenterà nell’aula consiliare di Minori il 30 dicembre prossimo. ‘Le Dolomiti di Napoli’ è la ricostruzione, attraverso rapide scene interiori, del percorso con cui l’ex sindaco di Napoli ed ex governatore della Campania ha rifondato la sua esistenza dopo il linciaggio mediatico che lo ha portato a dismettere ogni ruolo istituzionale.
Assolto di recente dagli addebiti giudiziari, Bassolino ha recuperato una dimensione d’esistenza più intima, più consapevole, associandovi un impegno sociale e culturale che danno al “fare politica” una connotazione più ampia e, forse, più libera. Del resto, del “risveglio sociale” innescato da sindaco a Napoli resta ancora traccia in tante opere e iniziative, dato che (come scrive) è l’ambito del Comune a “permettere un rapporto immediato e diretto con il territorio e con la realtà sociale”. Forse proprio a Minori, forse proprio in un contesto piccolo ma dinamico questo rapporto può dare i suoi frutti migliori. Anche perché c’è dell’altro a unire due città così diverse: a Minori come a Napoli “la cultura è la principale risorsa. Una risorsa identitaria, civile e produttiva, un pilastro anche del nostro senso di appartenenza”.
Al concetto di “arte pubblica”, che tanto valse a rilanciare Napoli sotto la guida di Bassolino, si rifanno le tante manifestazioni che, nel suo piccolo, Minori periodicamente allestisce nel segno della musica, del teatro, della letteratura, della danza. Se oggigiorno sembra smarrito il senso della centralità del sapere, è anche perché l’amministrare sì è ridotto alla spasmodica gestione dei risparmi di spesa, senza neanche memoria di come invece l’investimento in cultura possa aprire nuove prospettive di crescita. Non è un uomo nuovo quello che emerge dalle pagine del libro di Antonio Bassolino, ma un uomo che, sopraffatto da una realtà più forte del miglioramento perseguito, ha riformulato il rapporto tra politica e vita ponendo l’una al servizio dell’altra, “senza la pretesa di caricarsi sulle spalle l’intero mondo e l’illusione di cambiare perfino la vita stessa delle persone”, bensì seguitando a lavorare, più in disparte, perché alle persone sia offerta comunque la possibilità di migliorare.