Lo Spread, indice che misura la fiducia internazionale nei confronti della capacità di un Paese di onorare i propri impegni finanziari, è tornato sotto quota arrivando a 197 punti, facendo registrare un evidente miglioramento rispetto agli anni precedenti.
Infatti la quota attuale è la migliore che si evidenzia dal 2009. Questo risultato non è altro che il frutto dell’impegno di tutti i cittadini che hanno contribuito, con i loro sacrifici, a migliorare la situazione generale del Paese.
Questo risultato raggiunto è stato commentato positivamente dal premier Letta che ha dichiarato a riguardo: ” L’Italia è nella in giusta direzione. Oggi ci sono le condizioni perché il Paese riparta”.
La notizia è positiva soprattutto in considerazione dei piani di risparmi sugli oneri finanziari sul debito, gli interessi, che rientrano nella programmazione economica del governo. Anzi, a differenza di quanto avveniva a inizio luglio 2011, quando lo spread raggiunse il picco di 575 punti base, titoli italiani rendono oggi il 4%, mentre allora erano già al 5%. Attualmente è aumentata la possibilità degli italiani di finanziarsi, poiché, se i tassi resteranno su questi livelli, il Paese sarà nelle condizioni di risparmiare più di 15 miliardi di euro.
Ciò sta a significare che gli italiani saranno gravati da meno tasse e, stando alle parole del ministro delle Finanze Saccomanni, “questo si tradurrà in una minore spesa per interessi sul debito pubblico e nella possibilità di avere a disposizione più risorse per investimenti e per alleggerire il carico fiscale. Inoltre la riduzione dello spread si rifletterà in migliori condizioni di accesso al credito per imprese e famiglie.”
Anche Angelino Alfano ha dichiarato che il calo dello spread non è altro che “una tassa occulta in meno per le famiglie italiane”.
Per il ministro dei Trasporti Lupi i risparmi servono per ridurre “le tasse che si pagano sul lavoro e aumentare i soldi in busta paga agli operai”.
Questo importante dato che giunge oggi è un fatto concreto e tutte le risorse, frutto dello sforzo degli italiani, devono essere utilizzate, a detta del premier per “abbassare le tasse sul lavoro, per combattere la disoccupazione, soprattutto quella giovanile e per rendere le industrie italiane più competitive” .