In questi giorni il segretario del Pd, Matteo Renzi, presenterà ufficialmente il suo piano per rilanciare l’occupazione, piano meglio conosciuto con il nome di Job Act. Ma di cosa si tratta esattamente? L’idea principale sembra essere quella di promuovere un unico contratto di lavoro che crei maggiore stabilità, soprattutto per tutti quelli che ad oggi lavorano in modo precario o non tutelato dal proprio contratto di lavoro. Ma il Job Act non riguarda solo le forme contrattuali. Esso investe vari settori che ruotano intorno al mondo del lavoro che potrebbero essere così schematizzati:
Contratti: Come si è detto, quello dei contratti è il punto saliente della riforma. Esso prevede la riduzione delle varie forme contrattuali, che ad oggi sono oltre 40.Si procederà verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti. Assunzioni a tempo indeterminato fin da subito, ma senza le tutele dell’articolo 18 per i primi 3 anni. Questo sarà il tratto distintivo del nuovo contratto unico di lavoro.
Ammortizzatori: Lo Stato verserà un assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
Imprese: Anche i datori di lavoro avranno l’obbligo di tenere il proprio rendiconto online, così da permettere di controllare ogni voce in cui figurano fondi pubblici utilizzati per la formazione professionale finanziata.Saranno introdotti criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard.
Rappresentanza: Sarà istituita un’agenzia unica federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali. Inoltre, subirà mutazione anche la legge sulla rappresentatività sindacale e sulla presenza dei rappresentanti, eletti direttamente dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende.
Costi dell’energia: La proposta è quella di ridurre del 10% il costo dell’energia per le aziende, soprattutto per le piccole imprese. Taglio alle tasse anche per chi produce lavoro mentre chi si muove in ambito finanziario pagherà di più, consentendo una riduzione del 10% dell’Irap.
Agenda digitale: Sarà necessaria una fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
Camera di Commercio: Non sarà più necessaria l’iscrizione alle Camere di Commercio. Ciò comporterà un risparmio per le azione. Le funzioni delle Camere saranno svolte da enti territoriali pubblici.
Dirigenti: Non esisterà più la figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince un concorso, ciò non vale per un dirigente.
Burocrazia: Un taglio sostanziale alle procedure amministrative e alla spesa pubblica. Ognuno dovrà adeguarsi ai nuovi standard di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro e preciso.