Salerno. Stanislavskij, Grotowski, Pinter. Un profumo di storia del teatro, di quel teatro studiato e vissuto, ma soprattutto che continua a vivere tra le pareti del L.A.A.V. Officina Teatrale di Salerno. Licia Amarante e Antonella Valitutti sono le responsabili della struttura che ogni giorno accoglie bambini, adolescenti, giovani e adulti per un’età compresa tra i 5 e i 47 anni per insegnare loro l’arte teatrale, dalla scelta del testo alla messa in scena, fino ad arrivare sul palcoscenico.
Oggi tocca a colei che fa sognare i ragazzi con le storie di un tempo ma che affascinano ancora oggi. Shakespeare, Wilde, Pinter, tre dei tanti nomi che risuonano durante una lezione sostenuta dell’insegnante Amarante che prepara gli allievi dell’Officina dal punto di vista teorico e non solo. Licia si racconta a noi del Corriere di Salerno, rispolverando il passato, illustrandoci il suo presente e sognando poi il futuro, non solo suo ma anche delle sue care “creature”.
Quale percorso ha dovuto seguire Licia Amarante per arrivare ad essere la regista di una compagnia teatrale? Come nasce la tua passione per il teatro?
“Ti posso dire passione da sempre. Ho iniziato con la danza da quando avevo quattro anni e ho fatto un percorso attraverso il corpo, attraverso lo studio della danza. Poi come studi universitari e passione personale sono poi scivolata verso il teatro. Il lavoro del regista è ancora un mestiere e per essere tale ha bisogno di tanto studio e di tanta pratica, come lo dico ai miei ragazzi: qualsiasi sia il ruolo all’interno del teatro, che sia operatore teatrale o attore oppure regista, deve avere una cultura di base. Si apprendono tante tecniche sul campo e per me è stato così: il nostro laboratorio si chiama appunto officina, come un’officina medievale qui c’è formazione, c’è cultura.”
Studi danza, Sali sul palco come attrice, per poi formarti e divenire attrice. “Il lamento per Ignazio Sanchez” di Federico Garcia Lorca, “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde oppure “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, sono stati spettacoli ispirati a romanzi.
“L’amore per Wilde è stato un amore a prima vista e questo legame per la drammaturgia inglese mi è rimasto perché poi sono scivolata su Pinter e sulla drammaturgia più contemporanea. Shakespeare con “Sogno” è stato l’incontro con Antonella e proprio in questo caso, lei shakespeariana per natura, mi ha proposto di fare una co-regia per questo spettacolo ed è stato proprio per questo spettacolo che abbiamo iniziato a lavorare veramente spalla a spalla: nasce così l’Officina Teatrale. Non abbiamo iniziato con un testo semplicissimo con Shakespeare, ma è una scelta: siamo sempre alla ricerca di testi di un certo spessore, pensiamo che i ragazzi, come noi stesse del resto, debbano misurarsi con gli autori.”
Il tuo ruolo all’interno dell’Officina Teatrale oltre ad essere regista degli spettacoli che mettete in scena.
“Io mi occupo più di una parte teorica-fisica, storia del teatro ed organizzazione teatrale. Ti dirò, facendo lezione do per scontato alcune cose che purtroppo non sono più così scontate, a cominciare dalla conoscenza delle trame per i miei ragazzi, così per gli spazi scenici come per esempio il sipario, una parola comune che ormai non lo è più. Lezioni che si differenziano a secondo dell’età. Spieghiamo ai nostri allievi tutto ciò che c’è da sapere del mondo teatrale.”
Licia e Antonella si assicurano che i propri allievi siano pronti a 360gradi per poi poter uscire e conoscere il teatro del mondo e non solo di Salerno. Laboratori di propedeutica teatrale, i ragazzi del L.A.A.V. Officina Teatrale possono recepire nozioni di tutto, dalla tecnica vocale a quella recitativa, da come si organizza uno spettacolo a come ci si muove sul palco, da un semplice gioco di luci ai costumi e gli oggetti di scena.
“L’attore è un mestiere e l’attore non si può fossilizzare solo su ciò che dice Licia Amarante. Licia Amarante deve essere un tassello della tua formazione – continua Licia – L’attore non deve essere proprietà privata di qualcuno proprio perché finisce per essere una marionetta nella mie mani e io non sono questo tipo di regista.”
La realizzazione di uno spettacolo: da dove parti e dove metti il punto.
“Per me il testo è fondamentale. Mi innamoro del testo, lo leggo e inizio a vederlo. A quel punto inizia il lavoro e inizia poi a nascere la collaborazione tra regista e attore per la messa in scena. La mia idea può essere modificata anche se la responsabilità della chiave di lettura è la mia. In genere non sono un regista che definisce i movimenti di scena o altro completamente, lascio un minimo di libertà agli attori anche se a loro non piace, poiché non si sentono ancora sicuri. Sono un animale lento, mi piace costruire le cose con calma.”
Leggi il testo, immagini lo spettacolo, trasformi i tuoi attori, hai tutto sotto controllo, dalle luci all’audio, dai costumi agli oggetti. Ma una volta che vedi i tuoi attori sul palco pronti per la prima, cosa pensi?
“AIUTO! Il rapporto regista-attore è qualcosa di divertentissimo. Scherzando io dico loro “Sono Dio” e loro si affidano a te e nel momento in cui devono andare in scena si sentono in diritto ad essere gli unici ad avere paura. In realtà non è così: il momento più brutto per me, tutto si spegne e vado nel panico, davvero ho tanto paura.”
La parola “regista” ormai viene utilizzata sempre meno oppure viene utilizzata senza pesare il senso vero e proprio del termine. Regista è un qualcuno che legge il copione e da esso fa nascere un capolavoro da palcoscenico, ma soprattutto è colui che veste i propri attori di abiti nuovi, vite prima sconosciute, atteggiamenti non abitudinali per renderli propri sul palco. Licia Amarante fa proprio questo: dà vita al Romeo di William Shakespeare, fa muovere sul palco Ernest di Oscar Wilde oppure si mettere alla ricerca di Jimmy di Harold Pinter. Licia Amarante la vedremo questo fine settimana alle prese con la seconda edizione della Rassegna Teatrale Out of Bounds – Drammaturgie fuori confine. Otto registi, otto drammi, otto capolavori a confronto al Teatro Genovesi di Salerno per vivere di nuovo la vita contemporanea, per vivere ancora serate di riflessione e confrontarsi con il mondo che ci circonda.
Clemente Donadio