La riforma Fornero non ferma la fuga degli insegnanti dalla scuola. Infatti sono il 25% coloro che vogliono lasciare la propria cattedra perchè stanchi delle tante restrizioni apportate agli istituti.
Ciò non riguarda solo gli insegnanti o maestri ma anche il personale Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari.
Il 31 agosto del 2013 sono andati in pensione 10.860 insegnanti e 3.662 Ata.
Il prossimo primo settembre toglieranno il disturbo in 13.380: 2.520 in più, con un aumento pari al 23 per cento. La quota di personale non docente che passerà la mano è invece sostanzialmente invariata: 3.697. A facilitare l’uscita degli insegnanti dalla scuola è anche l’età di tantissimi prof e maestri – di ruolo e precari – che fanno di quello italiano uno dei corpi docenti più anziani in Europa.
Il nostro sistema scolastico è quello con la soglia d’età, degli insegnanti, più alta. Ciò è dovuto al fatto che il reclutamento è lungo e infatti sono molti quelli che ancora aspettano la loro prima chiamata in cattedra.
L’Italia non ha ancora trovato il modo di snellire tutta la burocrazia che risiede nelle domande e negli nserimenti dei componenti delle scuole, siano essi insegnanti o personale Ata.
“Chi va in pensione – spiega Francesco Scrima, leader della Cisl scuola – non lo fa a cuor leggero ma, secondo quanto ci risulta ascoltando ogni giorni i docenti, per frustrazione: insegnare oggi richiede fatica e impegno che non vengono riconosciuti. Ecco perché in tanti hanno deciso di andare via dalla scuola”
Nella stessa direzione il commento di Domenico Pantaleo, leader della Flc Cgil
“Gli insegnanti, appena raggiungono il requisito, fuggono dalla scuola. Il perché è presto detto: tra tagli, disorganizzazione crescente e condizioni di lavoro sempre più gravose il pensionamento è un’ancora di salvataggio – ma non solo – le persone – conclude il sindacalista – insegnanti compresi, temono che si metta mano ancora alla legge Fornero per allungare la permanenza al lavoro. E chi può se ne va”.