Salerno. Continua il braccio di ferro tra gli ex lavoratori della ditta Marzotto Sud ormai chiusa dal 1985 e l’Inps in merito al riconoscimento sul lavoro del rischio amianto.
L’accertamento, dell’esposizione a rischio consente di ottenere un beneficio previdenziale che si concretizza nella rivalutazione della contribuzione, per il periodo in cui si è svolto il rapporto di lavoro e, per il pensionato, determina la riliquidazione della pensione sulla base della operata valorizzazione.
Questo in grandi linee è l’oggetto delle 580 domande amministrative inoltrate all’Inail e delle circa 450 controversie instaurate innanzi al Tribunale di Nocera e alla Corte di Appello di Salerno nei confronti dell’Inps quale ente previdenziale tenuto ad erogare le prestazioni e dell’Inail, quale ente preposto all’attività di accertamento e certificazione del rischio.
Dal 2009 ad oggi lo studio legale che difende gli ex lavoratori Marzotto ha ottenuto oltre 300 sentenze favorevoli emesse dagli organi giudiziari succitati a seguito di attenta e scrupolosa istruttoria, nonché rigorosa ricostruzione tecnico-giuridica della fattispecie de qua.
L’Inps, inoltre, ha spontaneamente provveduto ad erogare le richieste prestazioni in favore dei pensionati. Pur tuttavia lo stesso l’Ente ha incardinato innanzi alla Suprema Corte di Cassazione già un centinaio di cause per ottenere la cassazione delle sentenze sulla base di una mera questione procedurale “improcedibilità-improponibilità” della domanda giudiziaria, ponendo alla stessa S.C. un “quesito di diritto” onde ribaltare totalmente e a “conti liquidati” le pronunce della Corte di Appello di Salerno pur non avendone interesse giacché ha prestato acquiescenza alle sentenze e, sopratutto, senza contestare alcunché nel merito.
Dura la condanna da parte di Lorenzo Paolo Fioraso, componente Segreteria Prov.le Cisal. “Dunque l’Inps vorrebbe togliere con la sinistra ciò che ha dato con la destra! Stranamente, poi, i ricorsi dell’istituto, nella “stagione delle liquidazioni e dei saldi” vengono esaminati in tempo record dalla S.C. che ha fissato le udienze filtro entro i 18-20 mesi dal deposito del ricorso, mentre i ricorsi dei malcapitati pensionati, piuttosto malandati perché esposti al rischio e comunque avanti negli anni, depositati nel 2009 a tutt’oggi non sono stati neppure esaminati.
Pertanto – conclude Fioraso – è altamente probabile il rischio di una nuova sanzione Europea così come già avvenuto in passato”.