“E’ tutto solo questione di Business”, dicevano i gangster italoamericani dei colossal cinematografici come Don Vito Corleone, “l’importante, e che ci siano i piccoli”. Si tratta di espressioni, che caratterizzano personaggi capaci di ricostruire emblematicamente il sistema su cui si basano le organizzazioni criminali. Le possiamo definire mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita, ma tutte hanno la stessa finalità, arricchire il più possibile le proprie casse senza fermarsi difronte a nulla, ma disposti solamente a spremere fino all’osso ciò su cui hanno disteso i loro tentacoli. Le mafie, da sempre insinuate nel tessuto sociale non risparmiano dal loro “business” nessun settore, dall’edilizia, al turismo, all’ambiente per arrivare persino agli animali. Un fenomeno che le autorità giudiziarie definiscono zoomafia. In poche parole le organizzazioni criminali riescono a ricavare guadagni anche dallo sfruttamento degli animali, come nel caso delle lotte o gare clandestine, rapimenti, traffici illegali o il business dei canili. Senza dimenticare l’uso dei cani, addestrati con ferocia, per fini intimidatori o addirittura come corrieri per lo spaccio.
È quanto emerge dai rapporti dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV che ogni anno monitora questo fenomeno, attraverso statistiche ed interventi, ma soprattutto facendo informazione. Molti non sanno che la violenza sugli animali non si esaurisce nei solo combattimenti, o gare clandestine in cui molto spesso perdono la vita, ma riguarda soprattutto la preparazione ai mach. Prima di ogni gara il più delle volte vengono drogati e maltrattati ferocemente per accrescere l’odio verso l’avversario. Secondo quanto documentato da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio, molti dei cani da combattimento nel corso degli addestramenti rimangono per giorni senza cibo, per poi ricevere come compenso dopo un duro lavoro, un animale ferito (soprattutto gatti). Questo non fa altro che renderli più feroci.
I casi denunciati, rispetto a ciò che accade realmente sono sempre troppo pochi, ed il più delle volte indirizzati a ignoti, riducendo ulteriormente la possibilità d’intervenire adeguatamente punendo i colpevoli ma soprattutto evitando che queste stragi possano proseguire.
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