Giffoni Valle Piana. Da Goldoni a Gallo, ieri sera sul palcoscenico della Sala Truffaut, nel cuore della fantastica location della Cittadella, la compagnia Giffoni Teatro ha voluto riscoprire quell’animata maschera colorata meglio nota come Arlecchino.
Dopo il successo di “Ti sognai con i guanti gialli”, portato in tourneè anche a Milano, la compagnia di attori, mescolata ai professionisti salernitani, si è esibita con “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni, con una libertà di riscrittura contemporanea di Giacomo D’Agostino e con un allestimento firmato Marcello Gallo.
Se l’obiettivo dello sceneggiatore era di parlare al presente con la forza della tradizione, con l’aiuto degli attori è riuscito a centrare in pieno l’obiettivo.
Salti e battute sottili, un tocco di colore su una scena neutra ed essenziale nei suoi particolari. Un Arlecchino, interpretato da Giacomo D’Agostino, che diviene il perno principale intorno al quale gira la scena e importante collante tra Florindo Aretusi, interpretato dall’aulico Mirko Gabola, e Beatrice, l’audace e determinata Stefania Domino Autuori, i suoi due padroni. Una schiera di personaggi che tra un introito ed un altro si affacciano alla figura del guastafeste colorato in casa Pantalone: la matrona che fa le veci di Don Pantalone, interpretata dalla sicurezza in persona Enrica Bovi, e la simpatica figlia Clarice in cerca di marito, indossata da Camilla Bozzetto, con il corteggiatore dai modi raffinati Antonino Muro, nei panni di Silvio Lombardi.
Maschere tipiche della commedia dell’arte, come quella del saltimbanco Roberto Delle Donne nei panni di Brighella, che con il suo accento torinese rievoca i profumi e la tradizione dell’epoca goldoniana, e Smeraldina interpretata da Annabella Marotta, con simpatia ed eleganza richiama la serva impicciona.
La scrittura di Giacomo D’Agostino trasforma Arlecchino in una maschera che oscilla tra un bergamasco e un Pulcinella Napoletano, inserendo inoltre due personaggi nuovi, oggi sicuramente anche essi maschere: la Cameriera, Paola Mancino, e Pupella la chiromante, Ornella Mele.
Simpatia che richiama le maschere dell’epoca che ancora tutt’oggi fa sorridere, una determinazione sul palco degna di una compagnia di professionisti, una spiccata voglia di fare teatro di chi è amante della scena. La compagnia Giffoni Teatro ha aperto il sipario alla commedia dell’arte nel 2014, al quale forse il pubblico non è ancora pronto, ma con impegno e costanza degli artisti della Cittadella di Giffoni Valle Piana vi è la speranza che le poltroncine rosse dei teatri si abituino e si appassionino a quel genere che secoli fa riempiva le piazze di paese.
Clemente Donadio
Foto presa dal web