Da domani l’Italia potrebbe ritrovarsi con una Regione in meno: il Veneto. Da sempre non nuovi ad iniziative del genere i nipotini ormai adulti di quella che fu la Serenissima si sono inventati il referendum per l’indipendenza. Nessun valore legale, dubbio quello politico, l’esperimento ‘sociologico’ è in corso fino alle 18 di oggi.
Le operazioni sono iniziate domenica scorsa, seggi virtuali aperti dalle 7 alle 22. Due le modalità per esprimere la propria opinione: al telefono oppure tramite internet. In entrambi i casi è necessario preventivamente registrarsi ed inserire un codice fornito al momento dell’attivazione. Esplicito il testo del quesito: ‘Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?’ Alle 22 di ieri secondo quanto riferito dagli organizzatori sul sito web erano oltre un milione i votanti, pari al 50,3% degli aventi diritto. Inutile dire che hanno diritto di esprimersi solo coloro che sono residenti in Veneto.
Un sogno divenuto realtà è l’opinione di Gianluca Busato presidente del ‘Comitato del Sì’.
‘Ai più – dice – pare ancora incredibile che oggi ci troviamo di fronte a un evento e a un’opportunità che fino a poco tempo fa pareva un sogno irrealizzabile. Che si vada verso l’indipendenza del Veneto è cosa ormai ovvia e scontata. L’alternativa è la morte civica nell’Italia reclinata su sé stessa e non esiste un insieme così grande di pazzi che voglia suicidarsi come topi nell’acqua. Il vero nodo gordiano da sciogliere è però quale Veneto noi vogliamo per il nostro futuro, anzi per il nostro presente prossimo. I grandi obiettivi – sottolinea – si raggiungono perché gli uomini decidono di perseguirli con tenacia.
L’aspetto finale è inevitabilmente diverso dall’immaginazione che li aveva originariamente portati ad intraprendere il viaggio alla scoperta di nuovi mondi e concezioni. Mondi non necessariamente terraquei, ma sempre luoghi di speranza che trovano locazione nel nostro immaginario.
Quando però più uomini determinati e mossi da ideali genuini condividono i loro sogni, nasce la magia della politica virtuosa. La politica nobile che nel corso degli umani eventi ha saputo delineare i passaggi grandiosi dell’umanità”.
Presente anche un comitato del no presieduto da Pietro Piccinetti peccato però che le ragioni del perché un veneto dovrebbe continuare ad essere anche italiano sono state debitamente oscurate.
Evidentemente più di 150 anni di storia poco o nulla sono serviti a chi, a fronte degli innumerevoli problemi che la nazione si trova a dover quotidianamente affrontare non trova nulla di meglio che dilettarsi in un puro esercizio di stile.
“Non ci sentiamo italiani – bofonchiava stamani a ‘Radio 24’ Busato – e da domani in caso di vittoria del sì non lo saremo più”. Già, visti i precedenti di qualche anno fa, un carro armato di cartone in Piazza San Marco, un minuto di celebrità non lo si nega a nessuno.
R.d.C.