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Dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti il no ai “finti autovelox”. Si tratta di “dissuasori di velocità” che molti Comuni italiani hanno collocato ai bordi delle strade per condizionare la velocità degli automobilisti in zone nei pressi dei centri abitati. I dispositivi, a forma di scatola (possono essere gialle, arancioni o grigie) attivano, al momento del passaggio di un’ autovettura, una spia blu che intimorisce i conducenti. Questi infatti, per evitare multe salatissime, frenano bruscamente, causando potenziali pericoli o disagi.

Un rifiuto che il Ministero annuncia attraverso la divulgazione di una lettera, indirizzata al presidente Anci Piero Fassino,  chiedendogli la diffusione del testo alle amministrazioni locali. Nella nota ministeriale è specificato che  “questi dispositivi, con il dichiarato intento di condizionare la velocità dei veicoli, non sono inquadrati in nessuna categoria di dispositivi o segnaletiche previste dal codice della strada, pertanto, non sono suscettibili né di omologazione né di autorizzazione”. Immediata la risposta della polizia locale che  sul portale Poliziamunicipale.it dichiara “non esiste una normativa che vieti l’istallazione di questi autovelox che continueranno ad essere utilizzati anche se il ministero la pensa diversamente”.

Nel frattempo prosegue la nota sul portale di vigili “siamo ancora in attesa dell’approvazione del decreto interministeriale atto a regolare l’impiego degli autovelox in Italia. E regolare la ripartizione dei proventi autovelox al 50 % tra ente proprietari della strada e organo accertatore”.  Anche i sindaci si dichiarano preoccupati difronte  questa prima “minaccia” del ministero, specificando che si è trattato di un metodo molto efficace per ridurre la velocità “una battaglia contro gli automobilisti che considerano le strade piste di formula uno”.