182911712-820221bc-981a-4d98-80f5-753f2daa83bdSono schedine che ci stanno cambiando il mondo intorno. Grazie a minicomputer comeRaspberry Pi e Arduino programmazione e informatica più che abbassate si sono spostate di livello, facendosi più democratiche grazie a queste board economiche e (relativamente) facili da utilizzare.

Ora arriva l’annuncio della nuova versione di Raspberry Pi. O almeno, lo sviluppo definitivo prima di concentrarsi, con tempi anche più lunghi, su una vera e propria Pi 2.0. Si tratta del Modello B+ e a quanto pare è saltato fuori in maniera abbastanza curiosa: prima lanciato su un sito tedesco, Reichelt, poi rimosso e infine annunciato ufficialmente sul portale della fondazione che ne cura lo sviluppo, Raspberrypi.org.

A cosa serve? È una schedina grande come una carta di credito che, in questa nuova versione, arriva arricchita da altri due connettori USB, un vano per schede di memoria microSD anziché SD, fa fuori il connettore video RCA e inserisce una presa jack audio-video da 3,5 millimetri. Oltre ad alzare a 40 il numero dei pin GPIO (General Purpose Input Output), per controllare oggetti e dispositivi con connessioni elettriche. Come se non bastasse, consuma di meno (fra tra 0.5W ed 1W) e ha un chip audio con un mini trasformatore che garantisce l’abbattimento del rumore.

Mentre per il resto rimane sostanzialmente uguale al primo modello: porta HDMI, connettori di espansione per dispositivi come webcam e display, 512MB di RAM ed Ethernet 10/100. Anche il prezzo, 35 dollari (circa 29 euro) resta inchiodato all’origine. Motivo per cui è la board più diffusa per tutto quel mondo che ruota intorno ai progetti amatoriali.

A un paio d’anni dal lancio del primo modello la scheda inglese – l’italiana Arduino, pure rivoluzionaria per le ricadute che ha avuto, più che un minipc è di fatto un microcontrollore – al marchio di lamponi è la scheda più utilizzata nell’universo educativo, come detto amatoriale e sperimentale. Nata per spingere lo studio dell’informatica in particolare a livello scolastico, è in grado di essere profondamente personalizzata e programmata attraverso una serie di linguaggi supportati dai sistemi operativi Linux e da architettura ARM.

Protagonista di un approccio democratico pensato insomma per informatizzare istituti di ogni ordine e grado con una spesa minima. E dare una spinta alle competenze tecnologiche. Ma che si è poi diffuso in mille altri usi – in questo caso proprio come accaduto con Arduino, sviluppato fin dal 2005 dall’interatcion designer Massimo Banzi a Ivrea – grazie all’estrema versatilità.