Salerno. Si è concluso ieri, presso il meraviglioso Ostello della Gioventù di via Canali nel cuore del centro storico di Salerno, l’ultimo appuntamento aggregativo del 2014 di “Outdoor Campania”, Associazione di Turismo Escursionistico Ambientale targata Salerno sempre più in crescita, che rende il nostro territorio protagonista di iniziative tra natura, cultura ed emozioni.
L’evento, organizzato da Leonardo Ricciardi – Guida Professionale AIGA – ha visto la presenza di numerosi curiosi e sempre più appassionati di turismo naturalistico, e, tra brindisi di vino e break di fagioli, ha promosso le iniziative per il nuovo anno, che prevedono più di 80 tra visite, passeggiate ed escursioni attraverso i luoghi più “autentici e genuini” del nostro territorio campano e salernitano in particolare.
Sollecitando gli amanti della Natura alla scoperta della nostra terra, dei suoi panorami mozzafiato e dei suoi borghi talvolta dimenticati, e iniziandoli “all’arte del camminare”, questa giovane realtà associativa salernitana si è con coraggio e determinazione autofinanziata nel corso del tempo, divenendo in pochi anni punto di riferimento specializzato nel turismo outdoor.
Le immagini proiettate e le attività proposte ieri sera aprono in noi una riflessione sul “potere rivoluzionario della passeggiata”. Quasi tutti oramai conosciamo i vantaggi dell’attività fuori porta sul corpo e sulla mente. I ritmi frenetici e le ore trascorse sul luogo di lavoro compongono un quadro di uno stile di vita che è fortemente sedentario per gran parte della popolazione.
L’attività all’aria aperta migliora la circolazione, riduce il colesterolo, armonizza il battito del cuore e riduce ansia e stress con la produzione di endorfine e serotonine, gli ormoni della felicità.
Ancora, la vita sessuale subisce notevoli miglioramenti (sia a livello d’aumento di desiderio che di soddisfazione), si migliora la qualità del sonno e il nostro corpo viene temprato a reagire meglio alla stanchezza e alla pigrizia che ci affligge.
Ma c’è qualcosa di più.
Chi sceglie di praticare questo tipo di attività, non lo fa solo per i vantaggi sopra elencati, ma adotta uno stile di vita che nel tempo in cui siamo – veloce, turbolento, incostante – rappresenta un “modus vivendi” del tutto eccezionale.
Gli outdoorini non sono degli sportivi, ma sono i nuovi “promeneur” che, muovendosi in maniera lenta e rispettosa nella natura, visitano i luoghi in questione con nuovi occhi – quelli meravigliati di neo-viaggiatori – e li ri-scoprono in una dimensione più “intima”.
Abituati ad un tempo che c’impone una velocità a tutti i costi, madre di fretta, ansia e stress, imparare a passeggiare significa riappropriarsi del tempo e riempirlo di senso.
Passeggiare ci fa tornare liberi. Le distanze le guadagniamo con le nostre gambe e il ritmo lo decidiamo noi. E’ un’attività che rispetta la natura, salvaguardia l’ambiente, non fa rumore e soprattutto è accessibile a tutti: non abbiamo bisogno che di noi stessi per godere di ciò che più ci appartiene.
Fare un’escursione – che sia sulla vetta di una montagna o tra i sentieri campagnoli sulle due ruote di una bike, tra le onde in sella ad un kayak o affondando le ciaspole in un paesaggio innevato – significa interrompere il flusso tumultuoso degli eventi che ci divorano e venirne a capo; significa ridurre i compiti da svolgere ed eliminare finalmente – almeno per un breve giorno – una serie di rituali che si ripetono ad ore precise e scandiscono il nostro quotidiano, sempre monotono, sterile ed uguale a sé stesso.
Il gesto del passeggiatore è l’elogio dell’autenticità della vita: apre gli occhi alla bellezza che è intorno a noi ma che non apprezziamo più; acutizza le orecchie ai suoni ancestrali della natura cancellati dai rumori urbani; sensibilizza il nostro olfatto ai profumi dei fiori, delle erbe, del mare, riconoscendone per ognuno una specificità olfattiva; allena i nostri piedi e le nostre mani a toccare senza avere paura di ciò che ci circonda.
È un viaggio sensoriale che arricchisce la nostra mente e predispone il nostro animo all’altro: a quello del nostro compagno di viaggio, all’anima della natura e alle nostre sensazioni dimenticate.
Momenti di aggregazione così si alternano a momenti di introspezione.
Si ride di gusto, si fanno cento foto per uno scorcio, ci si perde davanti ad un paesaggio. Passo dopo passo, tra scatti matti, chiacchiere sul buon vino, scambio di cioccolata e qualche ruzzolone tra pietre e tronchetti, si arriva in “vetta”, dove ciò che si scopre è lo spettacolo della Natura in prima fila. E il panino che abbiamo nello zaino diventa il piatto più appetibile che abbiamo mai provato.
A tal proposito vorrei ricordare le parole di Adriano Labbucci, autore di un libro che consiglio, “Camminare, una rivoluzione”: «Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi, strada facendo».
Proviamo per una volta a staccare la connessione esasperata con il mondo a distanza e a riconnetterci con noi stessi e con ciò che ci è di fronte.
Non puoi sapere quanta voglia hai finché non cominci a camminare.