È stata depositata il 27 febbraio scorso la sentenza firmata dal Presidente Sergio Mattarella e da Giuliano Amato, in base alla quale è ritenuto discriminante escludere da prestazioni assistenziali, come l’indennità di accompagnamento, gli immigrati sprovvisti della carta di soggiorno, un particolare permesso di soggiorno a tempo indeterminato che può essere richiesto solo da chi possiede un permesso in corso di validità da almeno cinque anni.
Lo riporta il quotidiano Libero.
In questo modo la Consulta ha accolto il ricorso alla Corte d’Appello di Bologna di un cittadino pakistano che nel 2009 si era rivolto al Tribunale di Reggio Emilia per farsi riconoscere il diritto alla pensione ed all’indennità di accompagnamento, perché “cieco civile con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi gli occhi“.
L’Inps si era opposto perché non era provvisto proprio della carta di soggiorno.
Con la questa sentenza, invece, la Consulta stabilisce che anche gli immigrati senza la carta di soggiorno hanno non solo diritto alla pensione ma anche alle indennità accessorie.
Due gli aspetti da tenere in considerazione con la nuova sentenza:
– l’elevato numero di immigrati senza carta di soggiorno, ma legalmente presenti in Italia, che presenteranno domanda all’Inps per usufruire della pensione di invalidità;
– non essendo necessario che la carta di soggiorno sia stata contratta in Italia, quanto ne risentiranno le casse dell’Istituto di Previdenza?