Giffoni Valle Piana. Alessandro Baricco e Lauren Kate (vedi https://www.corrieredisalerno.it/75249/territorio/giffoni-experience-lauren-kate-incontra-i-fan-di-fallen.html): questi i nomi della letteratura che hanno varcato la soglia della sala Truffaut.
Il grande scrittore, saggista, critico musicale, pianista, sceneggiatore, regista e chi più ne ha più ne metta, ha incontrato i giurati ieri pomeriggio.
L’autore di La sposa giovane, Smith & Wesson, Emmaus, Tre volte all’alba, è sempre stato uno spirito poliedrico e animato da diversi interessi: “Fin da giovane non ho mai immaginato di fare un solo mestiere: facevo il critico musicale ma sembrava che lo facessi un po’da scrittore, facevo libri che sono molto cinematografici e teatrali, avevo la tendenza sempre a incrociare. Quando io ho iniziato erano gli anni ’80 e questo non era molto diffuso, c’erano ancora le specializzazioni. Ero un animale un po’ strano. Ora siete così tutti, tendete a incrociare tutto: digitale, web, televisione, fumetto“.
“Ci sono racconti nati per il cinema e libri che nessuno riuscirebbe a portare sullo schermo senza che perdano gran parte della loro forza. Molti più film di quanto si creda vengono da libri spesso non noti. Poi c’è la regola non detta, ma abbastanza credibile, per cui grandi film vengono da libri mediocri e da grandi libri molto difficilmente viene un film bello”, risponde Baricco a chi gli domanda se crede che alcuni libri debbano rimanere tali e, quindi, non debbano essere destinati ad una trasposizione cinematografica.
“Una volta ho letto il libro da cui viene il film ‘Full Metal Jacket’ di Kubrick – continua – e il libro non vale molto. Lì è genio totale del regista, che è riuscito in ciò in cui non è riuscito l’autore del libro“.
L’attenzione poi si sposta sul posto che nella scuola è riservato all’insegnamento della musica e del teatro, e nella televisione alla cultura, in generale.
“Siamo un paese che a scuola non riesce a insegnare né la musica, né l’opera, né il teatro – tuona Baricco – Facciamo pochissimo sia a scuola che in televisione. Ditemi un posto della televisione in cui si parla di libri; ci sono, ma piccolissimi. Cosa impedisce alla televisione di parlare con i giovani dei libri o della musica? Mettiamo i soldi anche in questo!”
Sul rifiuto della carica di Ministro della Cultura, spiega:”La partecipazione alla vita politica di un Paese è un gesto molto alto. Ho rifiutato di essere Ministro della Cultura, all’interno di un certo progetto di Paese, non perché pensi che nulla si possa cambiare. L’ho fatto perché il lavoro della politica a quei livelli è molto impegnativo e avrei dovuto sospendere la mia vita e il mestiere che amo, allontanandomi dai libri, dal cinema e dal teatro. Ci ho pensato due secondi e ho detto di no“.
Raissa Pergola
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