Secondo i dati pubblicati da Eurostat sempre più i giovani tra i 25 e i 34 anni vivono a casa dei genitori.
Mentre nell’Europa del centro nord la media è tra il 10 e il 15% con Inghilterra, Francia e Germania, i cosiddetti “Pigs”, ossia Portogallo, Italia, Grecia e Spagna sono tra il 30 e il 50%.
Tuttavia, sono i paesi dell’est ad avere il numero più alto di giovani che vivono in famiglia come il 56, 6 della Slovacchia, con il risultato che più di un giovane su due non si è ancora emancipato.
L’Europa risulta quindi divisa tra i paesi del nord europeo, in cui i mammoni sono quasi il 10%, e quelli del sud e dell’est dove sono circa il 40% e in Italia, in particolare, sono il 46,6.
I giovani restano a casa nei Paesi in cui il Pil è basso, la disoccupazione è più alta e dove il welfare statale è sostituito da quello familiare, sotto forma di pensioni e altre entrate dei genitori.
Non si può sottovalutare però anche l’aspetto culturale e religioso, in base al quale i Paesi cattolici e ortodossi, a differenza di quelli protestanti, tendono più ad aiutare, trattenere o attirare i giovani.
In questo gruppo di giovani che abitano con i genitori sono compresi i “bamboccioni”, ovvero adulti mai cresciuti che preferiscono vivere come eterni figli; i “Neet”, acronimo di “Not (engaged) in Education, Employment or Training”, cioè persone non impegnate nello studio, nel lavoro o nella formazione che vivono nel proprio sconforto e nella decrescita infelice e, infine, gli “indivinados”, in altre parole coloro che militano dal divano di casa (in Italia si è parlato in questo caso di “sdraiati”).
Molti dei trentenni di oggi fanno parte della Generazione Erasmus, il programma che ha consentito di vivere l’Europa unita; una generazione chiamata “mille euro” in Italia in quanto guadagna, se tutto va bene, tale cifra.
L’Europa deve quindi ripensarsi come unione monetaria e politica perchè, oltre ai problemi finanziari e di bilancio, deve far fronte ai fenomeni migratori di vario genere che incidono su Paesi che presentano dinamiche interne e reazioni differenti tra loro.
Proprio con i flussi dei migranti che hanno cambiato rotta, da sud e da est verso il centro e il nord d’Europa, il continente ha scoperto altre faglie più profonde e oblique, le stesse che riguardano i giovani europei che restano in famiglia.