Come difendere il territorio dalle trivellazioni petrolifere che inquinano i serbatoi naturali di acqua potabile? La soluzione, formulata da Campania Libera, PSI e Davvero Verdi, è di istituire santuari dell’acqua a difesa della popolazione e della ricchezza idrogeologica della Campania.
La ricerca selvaggia di idrocarburi interessa le zone più interne della regione e colpisce in particolare alcuni comuni della provincia salernitana. In pericolo l’intera rete di distretti idrici di Salerno e della Basilicata, che garantiscono insieme la fornitura della preziosa risorsa ad un’ampia fetta del territorio provinciale. I santuari, secondo gli artefici del piano, dovrebbero sorgere nelle località di Monti della Maddalena, Monti di Muro Lucano, Monte Marzano, Monte Ogna, Contursi Terme e Monti Picentini.
Ma l’idea non è certo una novità, il movimento “No alle Trivelle” è già attivo da tempo e cerca con grande sforzo di proteggere quel che resta della “Campania Felix” dagli attacchi dello sviluppo economico incontrollato. A Contursi nel mese di luglio 2015 è già stato presentato il santuario dell’acqua che collega le sorgenti campane e quelle della Basilicata, dalle quali arriva l’acqua potabile della Valle del Sele. Le trivellazioni andrebbero a colpire una zona sismica e le sue falde acquifere, a detta degli esperti, danneggiando seriamente la salubrità delle acque.
Uno stop alle trivelle arriva anche dalla Regione, a fine settembre il consiglio regionale presieduto da Rosa D’Amelio, ha approvato con voto un’anime la richiesta di referendum abrogativo contro il decreto Sblocca Italia, che svuota gli enti locali del potere di decidere autonomamente in materia di estrazioni petrolifere. Il testo, concepito per rendere meno difficili le trivellazioni sia in mare aperto che sulla terraferma, rende la materia di pertinenza esclusiva del governo e salta completamente la fase di approvazione da parte degli organismi politici della regione e della provincia.