“L’unità d’Italia è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E come se questo non bastasse, è provato, contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonde i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura ben maggiore che nelle meridionali”.
Queste le esatte parole che il noto studioso e politico meridionalista Giustino Fortunato scrisse in una lettera nel 1899. Eppure, non sarebbero potute risultare più attuali.
Cosa è accaduto dopo l’unità d’Italia perché “Gli italiani del sud diventassero meridionali”, così come scrive Pino Aprile in Terroni, uno dei principali best seller italiani del 2010?
Una giornata all’insegna della riflessione sulla cosiddetta “questione meridionale” come altra faccia della storia unitaria, quella che si è svolta ieri, a Eboli, presso il complesso monumentale di San Francesco.
La seconda “Festa della Giornata della Memoria della Questione Meridionale” è stata organizzata dalla Fondazione Luigi Gaeta – Centro Studi Carlo Levi e il Comune di Eboli, e si è sviluppata con incontri, convegni e intermezzi musico-teatrali.
Nell’atmosfera incontaminata di un centro storico della piana del Sele, laddove il tempo sembra essersi fermato, laddove Carlo Levi voleva che Cristo stesso si fosse fermato, sono risuonate le voci di eminenti personalità che hanno tracciato ognuna una propria linea interpretativa, analizzando ogni sfumatura del fenomeno e guardandolo, quindi, da tutte le prospettive – da quella storica a quella economica, da quella sanitaria a quella politica a quella umana -, delle dinamiche che avrebbero confinato, ma non condannato, il sud in una condizione di arretratezza. Incoraggiamento alla crescita, forti del proprio orgoglio e della propria identità di meridionali, nonché delle peculiarità positive che il sud può esprimere, delle sue potenzialità che, fra luci e ombre, la società meridionale manifesta è, infatti, uno dei messaggi che emerge alla luce dell’approfondita analisi condotta dagli illustri ospiti.
Brigantaggio, cassa per il mezzogiorno, emigrazione, fuga dei cervelli, depressione demografica, desertificazione industriale e infrastrutturale, flessione del Pil, disoccupazione: queste le parole chiave che hanno spianato la strada al dibattito relativo alle ragioni che avrebbero determinato e aggravato la situazione di sottosviluppo economico e sociale del Mezzogiorno d’Italia, fin dal costituirsi dello Stato unitario.
Tanti e svariati sono stati, infatti, gli spunti offerti da Gennaro De Crescenzo – scrittore, storico e Presidente del Movimento Neoborbonico – che ha affrontato la parte storiografica; Erasmo Venosi – noto astrofisico, da sempre attivo nella tutela dei diritti e nella difesa dell’ambiente -; Antonio Giordano – oncologo, ricercatore, professore di Anatomia e Istologia Patologica presso l’università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia – che ha richiamato l’attenzione sui problemi sanitari legati alla questione meridionale, e il professore Gianfranco Viesti, professore di Economia Applicata presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari, che ha toccato l’aspetto delle politiche dell’Unione Europea. Ospite d’onore, l’attesissimo giornalista e scrittore Pino Aprile, vicedirettore di Oggi e direttore di Gente.
A moderare gli incontri Rosaria Gaeta, Presidente Fondazione Luigi Gaeta – Centro Studi Carlo Levi, accompagnata dal Sindaco di Eboli Massimo Cariello.
Presenti anche i Sindaci di Aliano, Luigi di Lorenzo, e di Grassano, Francesco Sanseverino.
Raissa Pergola