Salerno. Agromafie è il termine usato per definire gli intrecci tra il ricco mercato dell’agroalimentare e la criminalità organizzata. Non sono spiccioli, il fatturato annuo del cibo in Italia, come riferisce il Sole 24 ore, tocca i 14, 5 miliardi di euro, di cui 1,3 miliardi sono spesi per la gestione delle mense scolastiche. Nel bel paese non serve essere nati in zone dove la terra offre prodotti unici e copiati in tutto il mondo, perché chi fa affari con le scuole o con gli ospedali sono i mafiosi o i camorristi, secondo quanto rivela un’indagine della Coldiretti. Sugli appalti per la fornitura di cibo alle scuole si erge l’ombra oscura e pesante della malavita, mettendo in pericolo la salute e compromettendo la crescita di 2 milioni di bambini tra i 3 e i 10 anni. La maxi inchiesta, aperta nel 2015 sulla distribuzione di pasti alle scuole elementari e agli asili della provincia di Napoli, Salerno e Avellino, ha portato a 17 misure cautelari nei confronti di imprenditori locali e amministratori pubblici.
All’incontro “Corruzione e Agromafie” presieduto dal presidente della Coldiretti Roberto Monclavo, tra i vari ospiti c’erano anche Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Giovanni Legnini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. La mano delle mafie nella gestione delle mense è un crimine odioso, sottolinea Monclavo, che non solo arreca danni ingenti all’economia ma investe una porzione significativa della popolazione che vive una fase molto delicata della crescita.
I dati sono tutt’altro che confortanti e dimostrano un crescente scetticismo, o meglio, una seria preoccupazione da parte dei genitori che per vari motivi affidano alla scuola l’importante compito di nutrire i figli. La Coldiretti infatti stima che un italiano su 5, pari al 20% della popolazione nazionale, ritenga i servizi forniti dalle mense scolastiche del tutto negativi, mentre il 42% pensa che siano a malapena sufficienti. Ma un prepotente 83 % crede che le mense dovrebbero distribuire cibi più sani e abituare così i bambini ad uno stile di vita più salutare.
La questione rimanda, come spesso accade, alla scarsa efficienza delle Amministrazioni Pubbliche. La Coldiretti infatti denuncia il ritardo nell’applicazione della normativa sugli appalti verdi, integrata 4 anni fa nella legislazione nazionale, ma che deve essere ancora recepita da Comuni, Province e Regioni. Gli appalti verdi devono poter garantire la fornitura di cibo controllato e biologico, in maniera da valorizzare l’agricoltura locale: almeno il 25% di frutta e verdura di stagione a marchio IGP e DOP, il 15% di carne biologica e il 20% di pesce proveniente da acquacoltura bio.
Gli appalti delle mense però non offrono ancora tutto questo e vengono spesso vinti da imprese colluse con la criminalità organizzata. Il solo requisito di offrire un servizio meno caro non basta più, a questo infatti le norme sugli appalti verdi aggiungono quello della qualità e della tracciabilità dei prodotti. Importante impegno assunto dalla Coldiretti quello di stilare un testo che serva come modello per la redazione dei bandi pubblici sugli appalti del settore agroalimentare che possa evitare il più possibile la penetrazione delle mafie.