La Corte Costituzionale ha dichiarato infondate le questioni sollevate contro la Legge Severino dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, dapprima sospeso e poi reinsediato alla guida della città per via di una condanna.
A tal proposito, i giudici della Consulta hanno affermato: “La permanenza in carica di chi sia stato condannato anche in via non definitiva per determinati reati che offendono la pubblica amministrazione può comunque incidere sugli interessi costituzionali”.
Nel bilanciamento degli interessi in gioco, il legislatore “può disciplinare i requisiti per l’accesso e il mantenimento delle cariche” e “nell’esercizio della sua discrezionalità, il legislatore ha ritenuto che una condanna per abuso d’ufficio faccia sorgere l’esigenza cautelare di sospendere temporaneamente l’eletto dalla carica”.
La sospensione dalla carica degli amministratori pubblici prevista dalla legge Severino, quindi, “non costituisce una sanzione o un effetto penale della condanna, ma una conseguenza del venir meno di un requisito soggettivo per l’accesso alla carica o per il suo mantenimento”.
La Corte Costituzionale, nella sentenza n. 236 depositata nella giornata di oggi, ha scritto: “Di fronte a una grave situazione di illegalità nella pubblica amministrazione, infatti, non è irragionevole ritenere che una condanna (non definitiva) per determinati delitti (per quanto qui interessa, contro la pubblica amministrazione) susciti l’esigenza cautelare di sospendere temporaneamente il condannato dalla carica”.
E ha aggiunto: “Questo per evitare un inquinamento dell’amministrazione e per garantire la credibilità dell’amministrazione presso il pubblico, cioè il rapporto di fiducia dei cittadini verso l’istituzione, che può rischiare di essere incrinato dall’ombra gravante su di essa a causa dell’accusa da cui è colpita una persona attraverso la quale l’istituzione stessa opera”.
Tra le persone condannate in primo grado per abuso d’ufficio c’è anche l’ex sindaco di Salerno e attuale Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che, insieme a De Magistris, dovrà prendere atto della posizione della Corte.