Alessandro Iacovazzo ormai è un punto fermo dello staff tecnico della Hippo Basket Salerno, di cui negli scorsi anni è stato anche giocatore. Nelle vesti di istruttore di Minibasket sta dimostrando di avere ben chiara la direzione da seguire per la corretta crescita dei bimbi. E per il futuro, il giovane tecnico salernitano ha un bel progetto da realizzare.
- E’ tornato il Minibasket Hippo. Che cosa hai provato quando hai rivisto i bimbi che lo scorso anno sono stati costretti a fermarsi a causa della pandemia?
«L’emozione era tanta, ritornare in campo con i bimbi è stato come se dovessi ritornarci io stesso. Ma la cosa più bella sono state le loro espressioni, la felicità nei loro occhi dopo tanto tempo che non giocavano».
- Segui i gruppi Scoiattoli ed Aquilotti, come hai ritrovato i bambini? Su che cosa pensi debbano lavorare in particolare in questa stagione di ripresa?
«L’inizio è stato un po’ complicato per tutti, i bimbi erano un po’ sbandati, sulle nuvole, distratti. Questo ha fatto sì che le lezioni fossero un po’ più difficili, ma col passare dei giorni abbiamo ripreso il ritmo. Con gli Scoiattoli stiamo lavorando maggiormente sull’attenzione, avendo tanti bimbi nuovi e stiamo cominciando pian piano ad insegnare i vari fondamentali.
Tutto sommato, i risultati stanno arrivando. Per quanto riguarda gli Aquilotti, sono un gruppo molto omogeneo, tranquillo e che ascolta tanto ed ha molta voglia di imparare. Stiamo lavorando molto bene e i miglioramenti si vedono a vista d’occhio».
- Non c’è stata ancora la possibilità di organizzare gemellaggi né amichevoli, manca il momento della “verifica” per controllare se il lavoro sta procedendo nella direzione giusta o i segnali che vi danno i bambini sono già sufficienti?
«Ci sono bimbi che assimilano più velocemente ed altri che devono lavorare di più, ma devo dire che entrambi i gruppi stanno rispettando i tempi di apprendimento».
- Da componente della Prima Squadra granata a istruttore il passo è breve, quando alleni i più piccoli pensi anche ai tuoi trascorsi da giocatore, a quello che hai imparato a tua volta e che pensi possa servire anche a loro in campo?
«Il minibasket che ho praticato da piccolo era totalmente diverso, un po’ più “statico”, concentrato sui fondamentali e sulla partita. Mi rivedo in qualche bimbo soprattutto nella felicità che provano entrando in palestra. Quello che che ho appreso in tutti questi anni sto cercando di trasmetterlo ai bimbi, affinchè possano avere un bagaglio il più ampio possibile».
- Quest’anno non ci sono state le condizioni per dar vita alla Prima Squadra. Tra l’altro, tu ti eri fermato prima del Covid per un infortunio, che ora è alle spalle. Ti manca il clima della partita, lo spogliatoio, i bimbi del Minibasket e i ragazzi del Settore Giovanile che fanno il tifo per voi?
«Purtroppo tra infortunio e Covid, non gioco da due anni e non mi è mai successo prima d’ora. Ho lavorato in palestra per recuperare, da solo. E’ diverso. Mi manca giocare, mi manca l’adrenalina pre-partita, mi mancano i miei compagni. Il basket per me è sempre stata una valvola di sfogo, quindi sì, mi manca eccome».
- Che cosa ti piacerebbe realizzare con la Hippo che ancora non hai avuto la possibilità di fare?
«Specializzandomi nel campo della nutrizione, mi piacerebbe cominciare proprio qui a seguire dal punto di vista alimentare i vari ragazzi della Hippo, dai più piccoli ai più grandi. L’alimentazione è fondamentale soprattutto nello sport e penso che potrei dare una grande mano per migliorare la prestazione del giocatore».