Esce in questi giorni il nuovo racconto di Peppe Lanzetta ‘Sognando l’Avana’ (Edizioni Cento Autori), un’opera narrativa che vuole essere l’ideale seguito di ‘Un Messico napoletano’.
Un romanzo sull’Italia di oggi, nello stile a tinte forti a cui ci ha abituato lo scrittore.
Lanzetta, ritrovata la sua vena di scrittore originale e borderline, ritorna nella cruda periferia napoletana, teatro delle sue storie più belle, per raccontarci ancora una volta e ancora a modo suo vicende forti e personaggi veri.
La storia inizia con lo scoppio di una bomba che ci apre uno squarcio su Ponticelli, periferia degradata di Napoli. Qui, si alternano e s’intrecciano le storie di vari protagonisti. In un desolato caseggiato vive Dora, una giovane e bella ragazza, che di notte lavora come cubista in una discoteca, ma sogna di fuggire a Cuba con Andrea, il suo fidanzato. La sorella Giacinta è, invece, dedita al sesso sfrenato, ovunque e con chiunque, un modo come un altro per riempire la sua vuota vita. Nello stesso palazzo convivono altre famiglie, le cui storie s’intrecciano: c’è la signora Capece, con suo marito Don Ciro e quattro figli maschi, tutti belli e desiderati, e la signora Imbriani, vedova e madre di Elio e Vito, due gemelli poliziotti, uno corrotto e l’altro onesto.
Ma Lanzetta cesella queste storie private con la Storia che ci raccontano i telegiornali ogni giorno: la crisi economica, le elezioni del Capo dello Stato e del Papa argentino, la crisi dei partiti politici, in un crescendo che racconta l’Italia di oggi, di cui quel condominio della periferia di Napoli diventa la metafora più cruda e reale.
E della periferia e dei suoi abitanti, che potremmo visivamente sintetizzare in un ideale presepe, Lanzetta ha fatto il corpus della sua attività d’artista, che si è estrinsecata non solo a teatro e nella scrittura, ma anche nel cinema e nella musica.
In Sognando l’Avana, Lanzetta ritrova quell’atmosfera che aveva caratterizzato i suoi primi lavori di scrittore, laddove la periferia diventa il teatro di personaggi a tratti surreali ma sempre vivi, capaci di emozionare con il loro vissuto e la loro tenacia nel (sopra)vivere in un mondo che tende sempre più a schiacciare chi è debole. Prendiamo i giovani, incarnati nel romanzo dai personaggi di Dora, cubista in discoteca di notte e sognatrice di giorno, o sua sorella Gicinta, persa nei suoi giri di sesso. O ancora di Andrea, fidanzato di Dora che fatica a trovare un posto nel mondo in cui vive. Un posto di lavoro, invece, non lo ha più Don Ciro Capece, cassintegrato, emarginato dal lavoro, ritrovatosi dal giorno alla mattina incapace di capire come e perché il suo essere dignitosamente un uomo è stato calpestato in modo indelebile. Questi sono solo alcuni dei personaggi che Lanzetta ritrae in Sognando L’Avana.
Raccontandoci le loro storie – a volte disperate, in altre con un barlume di speranza – lo scrittore napoletano racconta l’Italia di questi ultimi anni e nel fare ciò Lanzetta assolve al compito che dovrebbe essere proprio di ogni scrittore: fare letteratura e, nel caso specifico, grande letteratura.