Salerno. Erano brividi di emozioni quelli corsi ieri sera lungo la schiena degli spettatori accomodati sulle poltrone per assistere alla prima di Nabucco al teatro Verdi di Salerno.
Melodramma in quattro atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera, fu rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano nel marzo del 1842.
La straordinaria interpretazione dei personaggi del Nabucco ha reso vivo e avvincente quello che è il punto nodale dell’Opera, lo scontro tra due popoli, Ebrei e Babilonesi, dove a far da cornice c’è la travagliata storia d’amore tra Ismaele, nipote di Sedecia, re di Gerusalemme, e Fenena figlia di Nabucco, re di Babilonia.
Momento topico dello spettacolo è stata l’intonazione, nel terzo atto, della celebre preghiera degli Ebrei sulle sponde dell’Eufrate, il “Va’ pensiero”, un compendio universale dei grandi valori di libertà e amor di patria, un accorato pianto del popolo oppresso che conferisce enfasi a tutto il Nabucco.
E’ questo il cuore dell’opera, una grande aria cantata da soprani, contralti, tenori e bassi introdotta,quasi sussurrata, da flauti e clarinetti, e che si libera nell’etere dopo tre violenti stacchi orchestrali.
Si trattiene a stento l’emozione, grande è la partecipazione del pubblico in sala che canta con trasporto sulle note dell’Orchestra e chiede entusiasta il bis, affascinato non solo dal brano, diventato una sorta di vero e proprio “inno patriottico” , ma anche dalla coreografia che vede i protagonisti e il coro uscire dalle porte laterali della sala quasi a volersi unire alla platea in quella preghiera accorata.
Al termine dell’ esecuzione si ode dalla platea il grido “Viva Verdi” , seguito da un lungo applauso scrosciante.
Le grandi doti vocali e la capacità di interpretare stati d’animo differenti a seconda delle varie situazioni accomuna tutti gli artisti che ieri sera hanno calcato la scena. Straordinaria la potenza vocale del soprano Maria Guleghina, nel ruolo di Abigaille, che ha appassionato il pubblico con i suoi lunghi e profondi acuti nei momenti di maggiore pathos. Più delicata ma altrettanto decisa la voce del soprano Eufemia Tufano, nel ruolo di Fenena, che ha saputo trasmettere la dolcezza del sentimento d’amore per Ismaele, interpretato da Domenico Menini.
Imponenti e dure le voci del baritono Ionut Pascu, nel ruolo del re Nabucco e del basso Carlo Colombara, nel ruolo del Pontefice Zaccaria.
Coraggiosamente imposto all’attenzione del pubblico in un teatro che dell’importante lavoro verdiano è stato autorevole custode, Renzo Giacchieri, attraverso le scene curate da Flavio Arbetti, riesce ad imporre la propria presenza in maniera costante tra i propri interpreti.
Oppressione e libertà, catastrofi, distruzioni e annientamenti di eserciti, di templi, di ideologi sono i temi di Nabucco che più stanno al cuore del regista, che ha voluto una ambientazione impeccabile con quello che era il periodo di lotta tra Ebrei e Babilonesi, con costumi che nel migliore dei modi hanno inquadrato l’opera di Verdi.
Articolo e foto di Clemente Donadio e Laura Iuorio
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