Albanella. Si è svolta ieri, presso l’aula consiliare di Palazzo Spinelli ad Albanella, la cerimonia di gemellaggio con il comune francese Bailly-Romainvilliers. Intorno alle 18:30, spetta al sindaco, Giuseppe Capezzuto, introdurre la delegazione francese ai presenti e illustrare lo spirito entro il quale si è deciso di intraprendere un percorso di sinergia e di collaborazione con la cittadina transalpina. Al cospetto di traduttori, si passa all’ufficializzazione del gemellaggio attraverso l’esposizione delle targhe e le firme di rito, fino a concludere con gli omaggi che l’Amministrazione e alcuni cittadini avevano preparato in simbolo di fraterna ospitalità e vincolo di amicizia.
Dallo spumante sul banco dei lavori, alle poesie recitate fino a terminare con il coro che chiosa la sua performance con la canzone ‘O sole mio’ accolta davvero di buon grado dagli ospiti. Clima sereno quello che si è respirato ieri sera nel piccolo capoluogo, dove a fare da padrone è stato “il senso di amicizia e collaborazione fra le rispettive comunità per favorire soprattutto scambi di natura turistico-culturali ed economico-professionali.”
Però, non si fa in tempo a consumare il giusto spirito di partecipazione che già su facebook e tra la gente infiamma la polemica. Noi del corrieredisalermo.it abbiamo raccolto alcune considerazioni che i cittadini hanno fatto alla luce della giornata di ieri e dell’arrivo della delegazione in comune.
Se lo spirito dell’iniziativa risiede nell’intento di innescare un sodalizio tra le comunità, presumibilmente foriero di scambio culturale e turistico, non si riesce a capire come mai gli apprezzati ospiti siano stati portati a pernottare presso un’attività ricettiva di un altro comune limitrofo, dunque senza coinvolgere le valide e caratteristiche strutture del posto. Risulterebbe, infatti, che anche la cena post-cerimonia si sia svolta in un comune altro da quello di Albanella (sic!, ndr). Ancora, perché chiedere la presenza di un coro (di bravura indiscussa) ma non del proprio comune? Ad Albanella c’è un’organizzazione corale molto stimata e conosciuta che prende parte ad iniziative di portata non solo locale. Non era naturale conseguenza, oltre che logica azione, coinvolgere loro durante la manifestazione? Senza entrare nei meriti di altri spinosi interrogativi, legati anche alla mano che abbia finanziato l’iniziativa, ci si chiede perché non si è considerato, oltre che la possibilità di far apprezzare le proprie tipicità (prodotti, luoghi, appartenenza, etc.), anche l’indotto che se ne sarebbe potuto ricavare. Ecco a queste e ad altre domande noi di certo non possiamo rispondere se non con un altro e forse ancor più grande quesito: “Non potrebbe essere che così facendo si perda il senso pregnante di un atto di gemellaggio?”
Articolo e foto di Rossella Fusco
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