Unica città al mondo situata su due continenti, l’Europa e l’Asia, Istanbul si estende sulle rive del Bosforo, dove le acque del Mar Nero si mescolano con quelle del Mar di Marmara. La parte europea della città è a sua volta divisa in due dal famoso Corno d’Oro. Questa posizione fu la ragione stessa della sua esistenza e qui Istanbul conserva le preziose testimonianze dei tre imperi di cui fu capitale (Impero Romano, Bizantino, Ottomano) svelando al visitatore una straordinaria fusione fra Oriente e Occidente, fra passato e presente.
1. Istanbul è molteplice e sconfinata: i musei si alternano alle antiche chiese, i palazzi alle moschee. Da non perdere le famose attrazioni del quartiere di Sultanahmet, con il Museo di Aya Sofya (Santa Sofia), il Palazzo Topkapi, la Moschea Blu, il Grand Bazaar e il Bazar delle Spezie; come anche il quartiere di Beyoglu, dove si trova il quartiere genovese con la Torre di Galata e lungo cui si sviluppa Istiklal Caddesi, un viale pedonale interamente dedicato allo shopping, le cui strette traverse sono piene di negozi, caffè, bar e ristoranti, che arriva fino a Piazza Taksim. Ma ad Istanbul c’è tanto altro da vedere : un tour sul Bosforo in battello, il Ponte di Galata, i pittoreschi villaggi di Ortakoy e Bebek ormai parte integrante della città, il Palazzo Dolmabahce, l’Istanbul Modern Museum … Impossibile vedere tutto in un solo viaggio !! Istanbul non è solo ricca di storia, ma è anche una bella metropoli, animata e piena di fascino. Forse oggi poche metropoli europee (e non solo) possono offrire tante opportunità di svago, relax, divertimenti e intrattenimenti come Istanbul.
2. IL MUSEO DI Aya Sofya
Aya Sofya è la grandiosa basilica costruita tra il 532 e il 537 per volere di Giustiniano sul sito in cui, in precedenza, altri imperatori avevano commissionato due chiese consacrate alla Divina Sapienza. Tra i più importanti simboli di Istanbul, Santa Sofia è famosa non solo per la sua complessa vicenda storica ma anche per essere una delle più grandi opere architettoniche al mondo per dimensione e bellezza. Per la sua costruzione furono impiegati marmi policromi, materiali e pietre preziose, persino colonne provenienti dai templi di Diana a Efeso e di Atene in Egitto. La caratteristica della basilica è l’immensa cupola centrale (83,1 m di diametro) apparentemente priva di sostegni che, insieme ad un audace gioco di volumi geometrici e verticalità architettoniche, conferisce allo spazio interno dell’edificio una grande leggerezza che l’esterno non lascia presagire. Pregevoli mosaici risalenti al periodo bizantino e a quello immediatamente successivo, raffiguranti Cristo, i Santi, la Vergine, imperatori e imperatrici, decorano gli interni, meravigliosamente rischiarati dallo scintillio di milioni di tessere dorate. Non stupisce che con la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi (1453), Mehemet il Conquistatore volle trasformare il più grande tempio della cristianità in una moschea. I minareti, le tombe imperiali, il minbar (il pulpito islamico), i grandi dischi circolari alle pareti delle gallerie su cui sono impressi in turco i nomi sacri musulmani, le iscrizioni della cupola, testimoniano la conversione dell’edificio all’Islam. Per 482 anni Santa Sofia fu utilizzata come moschea finché nel 1935 Mustafa Kemal Ataturk, padre della Repubblica di Turchia, la trasformò in un museo e oggi è uno dei musei più visitati del Paese.
3. La Moschea blu
La Moschea del Sultano Ahmet (o di Sultanahmet) è conosciuta come Moschea Blu per le sue meravigliose maioliche di Iznik che rivestono le pareti interne, oltre 21.000 piastrelle in ceramica dalle diverse tonalità di azzurri e blu ricoprono l’interno della moschea trasformandola in una vera e propria opera d’arte. La sacralità e bellezza della moschea è accentuata dalle decine di lampade che scendono dall’alto a formare cerchi di luce particolarmente suggestivi. Con i suoi imponenti minareti e la forma aggraziata, la moschea venne realizzata dal sultano esattamente di fronte ad Aya Sofya per competere in bellezza e grandiosità con l’opera di Giustiniano. La Moschea Blu, che risale al XVII secolo, è anche l’unica a poter vantare ben sei minareti, superata in questo solo dalla moschea della Ka’ba alla Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una storia popolare, ad un fraintendimento: l’espressione delle manie di grandezza del sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della Moschea di Solimano né quella di Aya Sofya, non trovò soluzione migliore per cercare di distinguerla che i minareti in oro. L’architetto fraintese però le parole del sultano, capendo “alti” (in turco “sei”) anziché “altin” (oro). Il sultano aveva una loggia privata a piano superiore, che poteva essere raggiunta direttamente a cavallo. La costruzione della moschea iniziò nel 1609 e lo stesso sultano diede avvio ai lavori. Era, infatti, sua intenzione che questa moschea divenisse il luogo di culto più importante dell’Impero. Scelse per sovraintendere ai lavori il suo architetto Sedefkar Mehmet Ağa, prima allievo e poi assistente di Mimar Sinan, ovvero il più importante architetto dell’epoca ottomana, contemporaneo di Michelangelo. L’organizzazione della costruzione fu meticolosamente descritta in otto volumi ora conservati nella biblioteca del Topkapi.
4. La Basilica Cisterna
La Basilica Cisterna è una spettacolare struttura sotterranea concepita come deposito d’acqua fatta costruire nel 532 d.C. dall’imperatore Giustiniano per l’approvvigionamento idrico della città. Il vasto serbatoio, chiamato dagli Ottomani Yerebatan Sarayi (che significa palazzo sotterraneo), occupa quella che in principio era una basilica pagana situata al di sotto di una delle grandi piazze cittadine. Per realizzarla furono impiegati colonne, capitelli e basamenti recuperati da edifici in rovina. Abbandonata per anni, dopo accurati restauri, è stata aperta nel 1987 al pubblico: gran parte dell’acqua è stata eliminata, sono state collocate delle passerelle per consentirne la visita, una sapiente illuminazione ne ha amplificato la bellezza. Basta scendere una piccola scala per ritrovarsi in un vero e proprio tempio sommerso. La cisterna, una sala di 140 metri di lunghezza per 70 di larghezza, è coperta da un soffitto a volte sorretto da 336 colonne di età classica suddivise in 12 file di 28 elementi distanti 4 m l’uno dall’altro. L’atmosfera è molto suggestiva anche grazie alla presenza dell’acqua che dà vita ad incantevoli riflessi e giochi di luce (dove nuotano grandi pesci) e alla musica di sottofondo. Da notare le due monumentali teste di Medusa, una orizzontale, l’altra capovolta, che si trovano nell’angolo nord-occidentale su cui poggiano i piedistalli di due colonne.
5. Il Complesso del PALAZZO Topkapi
Il Palazzo Topkapi è il palazzo più bello della Turchia, simbolo del potere e della magnificenza dell’Impero Ottomano. In questo splendido luogo da cui sono visibili il Corno d’Oro, il Bosforo e il Mar di Marmara, per ben quattro secoli hanno dimorato e governato i sultani ottomani. Fu Maometto il Conquistatore ad ordinare nel 1466 la costruzione del palazzo che si è sviluppato nel tempo attraverso modifiche e integrazioni apportate da ciascun sultano. Dopo la fine dell’Impero Ottomano, il Topkapi è stato convertito in museo (1924), che insieme a quello di Santa Sofia è il monumento più visitato della Turchia. Palazzo Topkapi è un magnifico complesso costituito da un labirinto di costruzioni raccolte intorno a quattro grandi cortili protetti da monumentali porte e circondato da circa 1400 m di mura che lo separano dal resto della città. Attraversando la porta di Mezzo si incontra il primo cortile (Corte degli Alabardieri) e si accede alla seconda corte, un tempo centro della vita pubblica del palazzo. Qui si trovano le cucine e la splendida sala del Consiglio Imperiale dove è ancora visibile il lunghissimo divano sul quale sedevano i visir per discutere delle questioni di stato. La corte dà inoltre accesso alla vasta Sala del Tesoro con un’incredibile collezione di gioielli imperiali (tra cui il famosissimo Diamante del Fabbricante di Cucchiai e il Pugnale Topkapi) e all’Harem, ovvero un insieme di lussuosi appartamenti (circa 300) riservati esclusivamente al sultano regnante, alle mogli, ai figli, alla madre e alle concubine dello stesso. Nel terzo cortile, che si incontra oltrepassando la Porta della Felicità, si trovano la Sala delle Udienze, utilizzata per ricevere gli ambasciatori stranieri, la Biblioteca di Ahmet III, la Scuola ed il Padiglione del Sacro Mantello, contenente il manto e diverse reliquie del Profeta Maometto. Completa la visita il quarto cortile, rigoglioso giardino privato del sultano, dove tra rose e tulipani si ergono alcuni chioschi costruiti per celebrare le vittorie dell’Impero e per godere della bellissima vista sulla città. Si ricorda che gli ingressi per il Palazzo Topkapi e per l’Harem sono separati, con due biglietti diversi.
6. Il Grand Bazar
Il Grand Bazaar è uno dei posti più caratteristici di Istanbul: un intricato dedalo di stradine e passaggi sovrastati da volte affrescate stracolmo di colori, profumi, mercanzia di ogni tipo, voci, brulicante di persone. Con una superficie di 31.000 mq e 4000 esercizi commerciali e laboratori artigiani, oltre a banche, ristoranti, moschee, hamam, è il mercato coperto più grande al mondo e anche uno dei più antichi. Tutto cominciò nel lontano 1456 con due bedesten in legno intorno ai quali sorsero col tempo numerose botteghe. In seguito, le arcate in pietra presero il posto della struttura in legno, un soffitto a volte ricoprì i negozi all’aperto e nuovi settori si aggiunsero a quelli esistenti. In passato ogni via portava i nomi delle merci che vi erano vendute; oggi malgrado il mescolarsi delle attività, esiste ancora una certa suddivisione, per cui su alcune strade sono riuniti tutti i venditori di tappeti, su altre tutti gli antiquari e così via. Da sempre parte della vita sociale ed economica di Istanbul, l’antico centro commerciale offre oggetti di tutti i tipi: libri antichi, tappeti, gioielli, vestiti tradizionali, stoffe, spezie, vasellame, prodotti in cuoio, manufatti in rame e ottone. È un vero piacere perdersi tra le sue migliaia di bancarelle, lasciarsi incantare dagli esuberanti negozianti e dalla loro merce così accuratamente disposta. Il Grand Bazaar è una meta imperdibile, per chi ama lo shopping, ma non solo.
7. L’Ippodromo
Una piazza dalla forma allungata e qualche colonna è quel che rimane dell’antico Ippodromo (Atmeydani), centro della vita pubblica di Bisanzio per mille anni e di quella dell’Impero Ottomano per altri 400. La strada lastricata intorno ricalca il percorso della pista (480 m) dove un tempo cocchi e cavalli davano spettacolo e distraevano le folle. Nell’Ippodromo, costruito da Settimio Severo ed ampliato da Costantino per accogliere fino a 100.000 spettatori, in epoca bizantina venivano infatti disputate le corse delle bighe. Le due squadre in gara rappresentavano le due fazioni politiche (Blu e Verdi) e la vittoria dell’una o dell’altra solitamente sfociava in scontri e disordini, spesso con gravi conseguenze per l’imperatore di turno. Sotto gli Ottomani, lo stadio, oltre ad essere utilizzato come campo per il gioco del cirt (sport simile al polo), era un luogo di assembramento popolare e, proprio per questo i sultani controllavano quanto vi avveniva, al fine di reprimere con prontezza eventuali focolai di rivolta. Sfortunatamente, pochi sono i monumenti che hanno resistito al tempo e soprattutto, al saccheggio perpetrato dai soldati della quarta Crociata (1204). Delle opere che abbellivano l’Ippodromo restano sulla spina, attorno alla quale giravano i giocatori con i loro cavalli: il magnifico obelisco di Teodosio, un obelisco egiziano in granito risalente al 1550 a.C, ornato da bassorilievi bizantini che raffigurano l’Imperatore Teodosio I impegnato in vari passatempi imperiali; la colonna Serpentina proveniente dal tempio di Apollo a Delfi, raffigurante tre serpenti attorcigliati le cui teste sono però scomparse nel 1700; la colonna di Costantino o obelisco murato, formata da blocchi di pietra grezza, di cui non è nota la provenienza. Una curiosità : da qui provengono i 4 cavalli di bronzo che si trovano ora alla Basilica di S. Marco a Venezia.
8. IL BOSFORO
Il Bosforo è uno stretto che separa la zona europea della Turchia dalla estese terre asiatiche. Durante i secoli è stato scenario di importanti eventi storici e mitologici: si dice che il Bosforo sia stato la fonte dell’alluvione narrata nella leggenda dell’arca di Noè. Oggi principalmente è un luogo in cui ci si può godere la vita. Per godere appieno di questo luogo, che divide idealmente Occidente da Oriente e fisicamente l’Europa dall’Asia, si può trascorrere del tempo in uno dei tanti bar e ristoranti che vi si affacciano oppure passeggiare lungo la riva : l’ideale è partire da Beşiktaş, fermarsi ad Ortaköy per mangiare un kumpir (patata arrostita e farcita), proseguire fino a Bebek (uno dei quartieri più suggestivi di Istanbul). Ma da non perdere è il tour sul traghetto, navigare sopra il Bosforo per ammirare in un unico colpo d’occhio le sponde dei due Continenti : una crociera, ma meglio se col battello di linea; solo per un tratto, oppure tutto, fino al mar Nero. Da vedere: grandi palazzi ottomani, residenze sempre ottomane in legno (yalı), insenature, villaggi di pescatori, quartieri residenziali, piccole moschee, tanto verde, delfini che inseguono branchi di pesci, la fortezza in rovina ad Anadolu Kavağı che domina il Mar Nero.
9. Torre di Galata
Siamo sempre nella zona europea di Istanbul, ma al di là del Corno d’Oro rispetto al quartiere di Sultanahmet, da cui si arriva attraversando il famosissimo Ponte di Galata. Una grossa torre con un caratteristico tetto conico si erge nel distretto di Galata, e domina con i suoi 67 metri di altezza il profilo di Istanbul. Era il 1348 quando i genovesi, che avevano fondato una colonia in questa zona, costruirono la torre cilindrica a scopo difensivo che chiamarono “Torre di Cristo”. In origine la torre aveva una guglia su cui si innalzava una croce. Dopo la conquista ottomana, la struttura, adeguatamente modificata nella parte superiore, fu utilizzata prima come prigione, poi come osservatorio ed infine, come torre di avvistamento incendi, funzione che ha svolto fino al 1970. Nonostante i terremoti e la demolizione delle fortificazioni che circondavano la cittadella genovese, la torre non è mai crollata. Sorte peggiore toccò al tetto di piombo e legno gravemente e ripetutamente danneggiato dal fuoco e, per questo sostituito con uno in pietra. Con l’avvento della Repubblica di Turchia, la torre, accuratamente restaurata, è stata aperta al pubblico ed è un luogo molto amato dai turisti, soprattutto dagli italiani che la sentono un po’ loro. Un ascensore porta al penultimo piano dove si trovano un ristorante-caffetteria e una discoteca. Da qui una scala conduce alla terrazza panoramica che offre, soprattutto al tramonto, spettacolari vedute della città, del Corno d’Oro e del Mar di Marmara. Il quartiere che si sviluppa ai piedi della Torre di Galata si è sviluppato soprattutto negli ultimi due secoli ed è la parte iniziale del più ampio quartiere di Beyoğlu, che dal Corno d’Oro arriva fino a Piazza Taksim.
10. IstiklAl Caddesi E BEYOĞLU
Istiklal Caddesi è il cuore pulsante – notte e giorno – della Istanbul europea e l’asse centrale del quartiere di Beyoğlu. Nel XIX secolo era la Grande rue de Péra, oggi è un viale pedonale dove si possono ammirare, semplicemente alzando gli occhi, edifici meravigliosi, che suggeriscono opulenza e anche raffinatezza. Beyoğlu è la nuova Istanbul, quella secolare dei bar, dei ristoranti e degli atelier degli artisti, quella dei negozi di abbigliamento, di musica, di libri. Istiklal Caddesi è la vita che scorre, dove tutta la città va a fare shopping e a divertirsi, rendendola una delle strade più vivaci del mondo. Qui i giovani cittadini di Istanbul vanno a passeggiare e per vetrine, si fermano a guardare gli artisti di strada, seguono la moda, danno appuntamenti, si ritrovano per un aperitivo, per cena o per il dopocena. È assolutamente da percorrere tutta, da Tünel a piazza Taksim: magari addentrandosi nella stradine a caccia di negozietti e soprattutto di punti ristoro.
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