Salerno. Il teatro ospita persone semplici, non solo attori famosi. Si può dire che il palcoscenico forma gli attori, li fa crescere, ma al tempo stesso aiuta ogni singola persona a divenire un qualcosa di unico per la società, sia professionalmente ma soprattutto umanamente. Sicuramente il palcoscenico ha reso Anna Aurelio la donna che è tutt’oggi nel territorio salernitano, sia tra le faccende domestiche da mamma affettuosa ma anche come direttore artistico della Compagnia Teatrale “La Quercia”. La semplicità e la spontaneità di un’attrice che poche volte si ha il piacere di incontrare, un’attrice che racconta la sua storia da quando il sipario si è alzato per la prima volta sino ad arrivare al successo dell’altra sera, quando con la sua compagnia ha portato in scena “Il morto sta bene in salute” di Gaetano Di Maio presso la sala teatrale del Centro Sociale di Pastena.
Anna Aurelio, parlaci di te.
“Alla sola età di undici anni scopre questa passione per il teatro. Ha lavorato per svariate compagnie teatrali del napoletano per poi spostarsi a Salerno. Un giorno decido di formare una compagnia teatrale con altre persone, “Compagnia Teatrale La Quercia”. La “quercia” perché? La maggior parte dei soci fondatori abita a Capezzano in Via della Quercia, e poi se si pensa a quest’albero si capisce subito che è molto forte, si possono spezzare i rami ma il busto è sempre bello forte. Da questo gioco di rapporti nasce anche un appuntamento annuale dove il pubblico ci segue da sempre. Ho il ruolo di direttore artistico, una direzione artistica che si compone grazie a collaboratori molto validi.”
Soffermiamoci prima sulla donna che è Anna Aurelio sul palco e nella vita di tutti i giorni. Qual è stata la prima commedia in cui Anna è salita sul palcoscenico?
“La mia prima commedia è stata a scuola con “Natale in casa Cupiello”, e interpretavo la moglie di De Filippo, Pupella Maggio. A questo spettacolo venne un regista e mi convinse ad entrare nella sua compagnia teatrale. Sono stata in questa compagnia teatrale di Scafati per cinque anni, negli anni successi ho occupato un posto in altre compagnie del napoletano, con Rosaria Russo oppure Lucio Ciotola. Portavamo spettacoli in giro, partecipavamo a rassegne teatrali in giro per la Campania.”
Da queste esperienze fatte in passato cosa è maturato in te?
“Da queste esperienze riesco ad avere una visione chiara del mio obiettivo odierno. Oltre ad occuparmi della Compagnia Teatrale ho formato un gruppo, un laboratorio del tutto gratuito per i ragazzi. Tutti i ragazzi che non hanno la possibilità di spendere mensilmente può venire senza spendere soldi. Questi ragazzi quando sono pronti entrano a far parte della compagnia e nel frattempo loro si dedicano a delle serate di varietà, collaborando ad altri gruppi che suonano dal vivo, cantano dal vivo e andiamo in giro, soprattutto quando si devono promuovere eventi di beneficienza. ”
Nessuna attività a scopo di lucro, il teatro è arte e l’arte non va pagata ma va solo incentiva. Questo il pensiero di Anna Aurelio che si impegna quotidianamente i queste attività per rendere il palcoscenico non solo un’esperienza ma anche uno strumento pedagogico: un modo per avvicinare i ragazzi ad un clima di aggregazione affinché non prendano strade sbagliate, condizionati ormai da una società con lati negativi.
Attrice da tanti anni ma anche direttore artistico, quale dei due ruoli ti piace assumere maggiormente?
“Partiamo dicendo che se non ci fosse il teatro io non saprei come fare. E’ qualcosa che è nato dentro di me. Non faccio fatica nell’interpretare un personaggio, metto piede sul palcoscenico e mi trasformo. Io sono la regista dei giovani, non della compagnia teatrale, quindi quando dirigo i giovani mi emoziono tanto. I ragazzi mi seguono, ma talmente bene che quando arrivano sul palco ai miei occhi e agli occhi del pubblico sono incantevoli, sono bravi. Hanno delle potenzialità meravigliose. Mentre quando io recito, quando sono io sul palco, è come se volessi regalare qualcosa alle persone che siedono di fronte a me. Mi sento libera, mi sento a casa. Mi piace sentire la gente che ride ed è emozionante quando dico una battuta sapere che quelle persone sorridono grazie a quella battuta.”
Molti generi di teatro stanno tornando sul palco ma molti altri si stanno sviluppando, come quello sperimentale. Tu ti sei sempre affacciata alla commedia comico napoletana, hai mai pensato di cambiare genere e vivere per esempio il teatro sperimentale?
“Non vado contro i laboratori teatrali, sia chiaro. La tecnica a volte fa perdere la spontaneità, per me il laboratorio deve consistere nel far emergere quella qualità che c’è nel ragazzo. È vero, ci sono delle regola che bisogna seguire ma queste sono cose che si acquisiscono man mano. Ciò che bisogna fare è trasmettere allo spettatore quelle sensazioni che tu attore provi, dopo aver studiato ed essere entrato nel personaggio. Quindi il laboratorio per me è unione, conoscenza, apertura delle persone, facendo in modo che arrivi al pubblico il meglio che l’attore ha.”
Hai pensato di lasciare il teatro, il tuo pane quotidiano?
“Ho lasciato il teatro per tre anni, dal ’97 al 2000 ma mi è mancato talmente tanto che poi sono ritornata sul palcoscenico. Non posso vivere senza. Il teatro è vita.”
Tutto questo si vede nella quarta commedia di Gaetano Di Maio portata in scena dalla compagnia Teatrale “La Quercia”, “Il morto sta bene in salute” andato in scena lo scorso fine settimana, sabato 14 e domenica 15 dicembre, grazie alla regista Wanda Di Pasqua, Brunella Di Pasqua, per le scenografie e le relazioni pubbliche e infine Matteo Mogavero e Francesco Maria Sommaripa che si dedicano alle convenzioni, con la maggior parte delle associazioni del territorio.
Il teatro per Anna Aurelio è al secondo posto subito dopo la famiglia. Un direttore artistico che prende esempio da coloro che per lei sono i capisaldi della commedia comico napoletana e dai quali su può attingere ancora tanto come Buccirosso, Salemme e Casagrande. Una donna che crede nei giovani e nelle loro capacità, sia umane che professionali, una donna che ancora si emoziona per la sua timidezza a salire sul palco dopo tanti anni di lavoro come attrice e adesso con un ruolo in più. Il teatro visto come famiglia, un bellissimo e affascinante nucleo familiare, come un corpo con le sue membra, dove l’uno è indispensabile all’altro, e dove, soprattutto, tutti sono sullo stesso livello.
Articolo di Clemente Donadio
Foto di Emilia Apicella