Dopo qualche settimana di attesa eccoci qui con una nuova intervista. Ancora una volta diamo spazio ad una band emergente, un duo eclettico. Loro sono ‘Le città invivibili’, un connubio tra musica e letteratura, tra noise e rock, con un ep in cantiere e tanti progetti per il futuro.
Pasquale De Rosa e Simonetta Gorga, entrambi artisti del salernitano,si presentano al pubblico in maniera sibillina, tutto ciò che si può capire di loro lo si può fare ascoltandoli.
I due sono legati da un’amicizia profonda che dura da tempo, a distanza di qualche anno decidono di dare il via ad un progetto senza coinvolgere altri membri, pur non precludendosi la possibilità di collaborare con altri artisti in futuro.
Questo obbliga la band all’utilizzo di espedienti elettronici che però contribuisce ad arricchire il loro sound, ricco già per attitudine, di sfumature meno rudi e più sofisticate. L’invivibilità di cui si parla, si percepisce benissimo nel loro sound, e ottiene un risultato apprezzabile… ascoltare per credere.
‘Le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili’, questo è ciò che si legge di voi, e spiega l’origine del nome, a quanto pare tratto da un noto romanzo di Italo Calvino, ma chi sono in realtà ‘Le città Invivibili’?
“Pasquale De Rosa e Simonetta Gorga, “Le Città Invivibili”, sono la riduzione all’osso di precedenti formazioni noise-rock militanti nella provincia di Salerno (“Town of New Haeven” su tutte) esauritesi per l’invivibilità delle stesse e rimaste nel limbo di un onorevole dilettantismo. Suoniamo insieme da sempre, separati ad un certo punto da circostanze che ci hanno portato ad abitare lontani l’uno dall’altra. Vissuti per anni in grandi città per poi ritrovarsi in provincia. Passati da una inadeguatezza all’altra, incalzati dalla sorte, abbiamo ripreso a suonare per l’esigenza di dare una qualche forma a questo disordine.”
Perché proprio invivibili?
“Il libro di Calvino, Le città invisibili, a cui ci siamo ispirati per il nome, è un poema d’amore dedicato alle città. A nostro avviso un libro del genere non potrebbe essere più scritto. Estremizzando un po’ la cosa, ci sembra che le città, oggi, anche le più suggestive, siano un concentrato di invivibilità tale da umiliare l’immaginazione. In alcuni casi sono esse stesse l’edificazione dell’inconscio che ci è stato espropriato, la spettacolare messa in scena di un sogno che non ci appartiene più, ma che ci costringe da tutte le parti. Ma in realtà con ‘le città invivibili’ ci serviamo di una metafora per far segno ad un insieme di condizioni, relazionali ed esistenziali, che non si riducono alla città in senso stretto, e che prescindono dalla semplice dicotomia urbano/rurale dove la nostra preferenza va a uno dei due poli. Inoltre ci sembra che la coscienza di queste condizioni, il senso di inadeguatezza nei confronti della realtà che ci circonda, siano i soli che possano in qualche modo farci vedere qualcosa al di là di essa, anche nel caso questo al di là non sia altro che la finestra di un alto edificio. Non intendiamo quindi l’invivibilità in un senso solamente negativo.”
‘L’estate sta finendo’ è la vostra prima pubblicazione, una raccolta di 58 pezzi dove comparite con ‘La canzone del suicida’ a quando risale esattamente?
“E’ una compilation curata dal Blog Acidi Viola che è stata pubblicata alla fine della scorsa estate.”
Cosa avete in cantiere adesso? Prevedete un ep?
“Abbiamo registrato un Ep di 6 pezzi che pubblicheremo a giorni. Ma stiamo già lavorando a pezzi nuovi.”
‘Abitare l’invivibilità è il modo ansiogeno di non conformarsi alla mediocrità dell’esistente’, come percepite la realtà che vi circonda?
“In virtù di quanto detto, principalmente come un ostacolo”
Per lo più dov’è che vi esibite?
“Sono pochi mesi che suoniamo dal vivo, ci esibiamo se qualcuno ha voglia di ascoltarci.”
Un branco come ‘Finestre’ è stato definito: ‘ uno scorcio vitreo sull’invivibile’ cosa vuole comunicare a chi ascolta?
“Finestre parla semplicemente di qualcuno che vuol buttarsi dalla finestra”
In ultimo, mi attengo alle vostre parole: ‘Essere impercettibile, scomparire è privilegio di pochi, ogni cuore che conosce la frenesia invivibile ne prova il desiderio’, qual è il vostro desiderio?
“Il nostro desiderio, al limite, sarebbe smettere di desiderare”
Articolo di Agrello Alessandra
Foto di Eliana Giaccheri