Salerno. Continua la rassegna teatrale “Out of bound- Drammaturgie fuori confine” con la direzione artistica di Antonella Valitutti e Licia Amirante, presso il Teatro Genovesi di Salerno.
Drammi portati sul palco, che camminano dapprima dietro le quinte e poi arrivano agli occhi di spettatori che. almeno per un’ora, preferiscono trascorrere un sabato sera diverso. Un’ora che sabato sera, 8 febbraio, sembrava non finire mai.
Carlotta Vitale scrive e interpreta “Sempre con me” con la regia di Mimmo Conte nella compagnia Gommalacca Teatro, a fare da sfondo una scenografia enigmatica. Su di un palco dipinto da un pennello bicolore, bianco e nero, che come in una partita a scacchi si cerca di porre il re nella giusta casella per uno scacco matto, così la protagonista cerca il modo di porre fine alla sua tragedia bloccando il marito. Una tragedia di dolore, di sangue, di pensieri violenti e gesti inumani, una tragedia piena di buio.
Viola, 37 anni, vittima di violenza domestica. Carlotta, in un monologo quasi di novanta minuti, interpreta il personaggio di Viola con una forza tale da colpire lo spettatore con parole taglienti ma nello stesso tempo di disagio per la situazione in cui vive.
Sulle note di “Mon manege a moi” di Edith Piaf, dà voce ad un macellaio che incredulo cerca di capire i malori della vittima, ad una vicina che si intromette in questo ambiente familiare sotto voce, ad una collega di lavoro che fa finta di non sapere, e infine al marito che fa di tutto per sottometterla e picchiarla a sangue.
Tante voci da formare una massa che poi si sgretola nei singoli paurosi e diffidenti che preferiscono non parlare e non urlare il male che sta affliggendo Viola, che sta affliggendo tante donne in molteplici parti del paese e del mondo.
Spettacolo non semplice, sia per la messa scena sia per chi assiste al monologo stesso. Partorito in cinque anni, “Sempre con me” è figlio del Progetto “Scegli il rispetto, non la violenza”, vincendo la prima edizione del Premio Cecilia Salvia nella sezione del Festival Femminile.
“Nata nel tempo. Nel mio lavoro durante laboratori particolari legati a situazioni psichiatriche o sociali – ci racconta l’attrice Vitale – ho incontrato numerose donne che attraverso il teatro tiravano fuori queste esperienze. Ma questo in un processo lungo, circa cinque anni. E’ facile entrare nello stereotipo, è facile creare sensazioni, è facile additare o incolpare l’altro, ma è complesso al tempo stesso quando entri nelle dinamiche di tipo sociale. Gestazione che alla fine mi ha fatto decidere di candidarlo a un premio presso un festival al femminile che veniva promosso dalla regione Basilicata, ideato dall’autorità dei diritti e delle varie opportunità, in cui c’era un premio chiamato Cecilia Salvia, nome di un funzionario che ha fatto molto per questa tematica.”
Carlotta Vitale e Mimmo Conte riescono nel loro intento trasmettendo allo spettatore le paure nell’affrontare l’argomento della violenza domestica attraverso la storia di Viola, raccontando così la vita di tante altre vittime. Le storie entrano nel progetto dei due ponendo dinanzi a loro domande e cercando delle risposte.
“Io donna come mi pongo di fronte ad un’altra donna che mi porta una testimonianza di violenza? – continua Vitale – Ho fatto un percorso classico, quello che fanno tutte le donne che hanno la medesima visione di Viola. Perchè dopo aver subito tutto questo, non vanno via? Parto da questa domanda. Poi quando inizio ad accostarmi all’argomento e studio anche il suo lato psicologico. Parlo con avvocati, psicologhe, professioniste, entro dentro al sistema, cancello questa domanda e cerco di dare delle risposte.”
Clemente Donadio