Salerno. Doveva tenersi oggi la seconda puntata dell’udienza preliminare del processo Chernobyl, ma, dopo un breve dibattimento, il Gup ha deciso di rinviare tutto al prossimo 25 febbraio.
Una decisione dettata essenzialmente dallo sciopero degli avvocati che sta paralizzando la macchina giudiziaria e che, ha avuto effetti anche sul processo che vede imputate 38 persone per reati ambientali. Una soap opera cominciata nel 2007, un organizzazione criminale che secondo il pm Donato Ceglie che ha condotto l’inchiesta, avrebbe nel tempo usurpato e reso veleno un bel pezzo di territorio della Campania. Si parla di rifiuti interrati, veleni allo stato puro che a oggi nessuno può provarne l’effettiva esistenza.
Nei giorni scorsi, si sono scomodate anche le Commissioni Regionali Anticamorra ed Ecomafia, andando sul posto per rendersi conto (non si capisce bene di cosa) visto che non hanno fatto nessun prelievo di terreno. I misteri della vita potrebbe dire qualcuno. Un sopralluogo mirato nei terreni del Vallo di Diano, colpiti dalla furia della banda criminale sotto esame, una passeggiata tra la verde vegetazione e, la solita flebile promessa di effettuare ulteriori controlli e analisi per stabilire e fare chiarezza sulla situazione.
Controlli che secondo i bene informati, ci sono già stati, sia da parte dell’Arpac e sia da tecnici incaricati dalla Procura. Controlli i cui esiti sono nelle mani dei magistrati, controlli che avrebbero accertato la presenza di rifiuti comuni, non tossici, lontano mille miglia dalle accuse formulate dal pm Ceglie, controlli che scagionerebbero le persone imputate, quindi, a parer di tanti e, probabilmente della stessa magistratura, meglio allungare i tempi e stemperare verso la prescrizione anche questo processo come anni a dietro fu per quello denominato Cassiopea. Questa in sintesi la probabilità più concreta, dall’udienza alla prescrizione. Oggi lo sciopero, domani non si sa, il procedimento come lo stesso giudice ha detto è “ morente”, arenato ancor prima di cominciare.
Antonio Citera