“Circondatevi di persone che vi sappiano dire di no, non montatevi la testa, non montiamoci la testa”: così Renzi si è rivolto agli amministratori locali in platea, invitandoli ad essere curiosi e ad essere aperti anche alle voci di dissenso. Il presidente del Consiglio ha ribadito con forza l’idea che la “politica è servizio” e che i leader cambiano. Da ex sindaco, ha rivolto l’invito ai futuri primi cittadini ad ascoltare anche la voce degli ultimi. “La sinistra che non cambia diventa destra – ha detto Renzi, rispondendo a distanza a Gianni Cuperlo (“Le norme della destra non diventano giuste se a proporle siamo noi”) -. Sono d’accordo con Sergio, la sinistra che non cambia perde la dignità di essere sul fronte del progressismo. E noi andiamo in Europa per cambiarla”.
Lavoro. Il premier ha aggiunto: “Noi siamo pronti a cambiare noi stessi, ma le regole che raddoppiano la disoccupazione non funzionano, non è la ricetta che salva l’economia. È inutile essere il partito del lavoro se non diamo occupazione”. “Sui conti pubblici – ha aggiunto – noi e gli inglesi nel 2011 avevamo la stessa percentuale di disoccupazione, dopo due anni di cure drastiche da parte nostra abbiamo la disoccupazione al 13% e loro al 7,1. Non è colpa dell’Europa ma è un problema del mercato del lavoro, della credibilità di attrarre investimenti”.
Stipendi dei manager. Renzi è tornato a parlare dei tagli agli stipendi dei manager: “Chiedere un sacrificio ai manager non è una punizione. È inaccettabile che gli stipendi siano aumentati del 170%. Pensavo di essere criticato per il tetto, troppo alto, a 238mila euro. Accusateci pure di demagogia, ma è una questione di credibilità delle istituzioni, noi resteremo in contatto con la realtà”.
Rimborsi. Con una battuta, il segretario Pd ha ricordato lo scandalo sui rimborsi dei consiglieri regionali che ha coinvolto anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota: “Non ho mai visto Chiamparino in mutande, ma non lo immagino con le mutande verdi e se le compra le compra con i soldi suoi”.
Riforme. “Entro il 25 maggio dobbiamo arrivare al superamento del bicameralismo”, ha insistito il presidente del Consiglio: “Superare il bicameralismo perfetto è sempre stata la posizione di questo partito, se adesso qualcuno ha cambiato idea è un problema suo – ha detto -. Noi siamo pronti a discutere nel merito, ma non cambiamo posizione”.
Pensioni. Dopo l’intervento sui redditi da lavoro dipendente nel 2014 “il 2015 deve essere l’anno per un intervento sulle pensioni per chi guadagna meno di mille euro al mese” ha detto Renzi, aggiungendo che “per quest’anno non ce la facciamo e non vogliamo fare promesse che non possiamo rispettare”.
Ue. “L’Europa basata solo sul rigore non ha futuro”, ha detto poi Renzi parlando della Ue.”Noi andiamo in Europa non come buon ritiro per fare un’esperienza, ma noi che siamo l’Italia, e abbiamo fatto nascere l’Europa, e rispettiamo tutte le regole europee – e non si può dire lo stesso per molti altri Paesi – ci stiamo stufati di andare là a prendere la lezione, noi andiamo là per cambiare le cose e riprenderci l’Europa delle idee e non delle banche e della burocrazia”. Poi, in merito ai fondi, ha chiarito: “Nel lavoro sui fondi europei il Pd accompagni il governo spiegando che è ora di finirla con i fondi a pioggia, per far contenti amici e sindaci. Mettiamo i soldi a disposizione dell’Italia, non dell’Italietta”. Non è mancata una stoccata del presidente del Consiglio agli euroscetti: “Chi dice usciamo dall’euro poi staremo meglio sta cercando di fare credere che le istituzioni non siamo riformabili. Sta dicendo ‘Arrendiamoci’. Io, invece, – ha aggiunto Renzi – dico: tornate a credere nelle istituzioni e nel fatto che queste possano essere cambiate. Le istituzioni non solo luoghi altri da noi”.
Il brodo di Grillo. “Non possiamo fare campagna elettorale inseguendo ogni giorno il blog di Beppe Grillo. Lasciamolo fare, lasciamolo nel suo brodo: dovevano cambiare il palazzo e il palazzo sta cambiambando loro. La bellezza della pollitica la riporteremo a casa noi”.
Stop a liti interne. Rivolto ai colleghi di partito, il premier ha invitato a evitare inutili contrasti: “Nei prossimi mesi non perdiamo tempo a litigare tra noi, c’è tanto da fare, dobbiamo andare pancia a terra per cambiare l’Italia”.
Il grazie di Chiamparino. “Sono un po’ tappo anche io. Qui non c’è la pedana”, ha scherzato Chiamparino, prendendo la parola. Ringraziamenti a Renzi per aver scelto Torino come punto di partenza per la campagna e a Mercedes Bresso per la battaglia alla legalità. Ma un grazie speciale al segretario Pd: “Grazie a Matteo Renzi, ha avuto il coraggio di rompere gli schemi della sinistra. Grazie a lui riprenderò la tessera del Pd”.