Eboli. I militari della Guardia Costiera e le Guardie WWF si sono recati presso una importante azienda che opera nel campo del recupero dei rifiuti speciali e nella lavorazione di inerti edili, ubicata all’interno di una ex area di cava e nella cui disponibilità era una più vasta area di circa 100 mila metri quadri, ove hanno accertato la realizzazione e la gestione di una vastissima discarica di rifiuti speciali estesa su di un’area di circa 20 mila metri quadrati sita nelle immediate vicinanze dell’autostrada Salerno -Reggio Calabria da cui, peraltro, è chiaramente visibile.
La maxi discarica abusiva, riceveva rifiuti speciali costituiti da inerti di origine edilizia, terre e rocce da scavo, materiale bituminoso, resti di scarificazione del manto stradale, materiale plastico e metallico proveniente anche dalla demolizione di strutture in cemento armato, blocchi in cemento armato, piastrelle in cemento e ceramica, rifiuti fangosi ed altri tipologie di rifiuti che non sono state identificate dai militari al momento del sequestro; tutti questi rifiuti in parte erano stati abusivamente stoccati tal quale sul terreno ed in parte erano destinati ad essere tombati e ricoperti con terreno vegetale.
L’attività di gestione illecita dei rifiuti perdura da anni ed ha comportato una vera e propria trasformazione dell’assetto morfologico originario del sito. Infatti, i militari della Guardia Costiera ed il WWF hanno constatato che l’area di discarica si estende si di un fronte di circa 400 metri, per una profondità variabile che arriva fino a 30 metri ed una altezza variabile equiparabile ad un palazzo di circa dieci piani. Su tale immensa superficie erano state realizzate piste carrabili, piazzole e terrazzamenti – il tutto sempre ammassando rifiuti -, utilizzate dai mezzi meccanici pesanti che ivi effettuavano gli ulteriori apporti di rifiuti per poi procedere alla loro movimentazione ed al loro parziale tombamento.
È stato stimato che il volume complessivo dei rifiuti speciali che costituitscono il sito di discarica ammonta a circa 500 milioni di kilogrammi.
La Guardia Costiera ha peraltro verificato che tutti i gradoni e le piazzole realizzate con i rifiuti ed il terreno vegetale possono essere potenzialmente a rischio di frana, poiché la loro edificazione è stata operata in assenza di autorizzazioni, progetti e preventivi calcoli che ne potessero attestare la staticità.
Sul sito sottoposto a sequestro dalla Guardia Costiera, inoltre, era presente anche un impianto destinato al recupero dei rifiuti speciali, fermo durante l’attività ispettiva, al quale venivano conferiti continuamente migliaia di tonnellate di rifiuti che, di fatto, andavano ad alimentare la maxi discarica che originariamente sarebbe dovuta essere un semplice sito di stoccaggio di tali rifiuti che, inoltre, dovevano essere stoccati con tutte le precauzioni del caso necessarie ed indispensabili per evitare la contaminazione del suolo ed il contatto diretto con le acque di pioggia.