Salerno. Dal “Rapporto sullo stato dell’Economia provinciale” elaborato dalla Camera di Commercio di Salerno e presentato nel corso della XII Giornata dell’Economia, l’appuntamento annuale in cui il sistema camerale presenta una dettagliata fotografia del territorio, emerge che Salerno conferma la tradizione di provincia che presenta maggiori opportunità economiche in Campania, con un valore aggiunto procapite pari al 67,2% della media nazionale nel 2002 (a fronte del 63,6% campano e del 66,4% meridionale). La crisi, però, ha ridotto tale valore rapidamente, portandolo al 65,4% nel 2013, inferiore anche rispetto al dato meridionale complessivo.
Perdendo quasi un punto di reddito disponibile fra 2009 e 2012, le famiglie salernitane, nel ranking nazionale, si collocano in una poco lusinghiera 93-ma posizione, con una disponibilità media di 286.578 euro di attivo patrimoniale, superiore alla media campana, composto essenzialmente da beni immobili.
Salerno ha un indice di povertà meno rilevante di quello dell’asse Caserta-Napoli, in cui si concentrano i numeri più drammatici. Tuttavia, con oltre 102mila famiglie in povertà relativa nel 2012, Salerno evidenzia una “sacca permanente” di povertà con un indice del 24%, in rapida crescita dal 20,7% del 2011. Ciò determina una riduzione della loro spesa per consumi. Nel 2012, infatti, si segnala il calo del dato pro capite più pesante fra tutte le realtà campane (-7,2%).
Dopo la crescita del periodo 2008-2011, si evidenzia una riduzione del numero di imprese con tassi più rapidi di quelli osservabili a livello nazionale. Infatti nel 2012-2013 lo stock totale di imprese registrate è tornato su livelli analoghi a quelli del 2010, ovvero al di sotto della soglia delle 120mila unità produttive (al 31.12.2013 le imprese registrate sono 119.930). Il calo verificatosi nel 2013 è riconducibile soprattutto alle imprese individuali, meno capitalizzate, più esposte quindi alla difficile congiuntura e alle restrizioni creditizie.
Le potenzialità di rigenerazione del tessuto produttivo sono affidate in buona misura alle imprese straniere e giovanili, in forte crescita. Queste ultime, in particolare, mostrano una voglia di fare imprese che la crisi, per certi versi, contribuisce ad alimentare (Salerno 14,1% – Italia 10,8%).
La necessità di integrare redditi familiari decrescenti porta sul mercato del lavoro categorie precedentemente inattive, facendo crescere il tasso di attività, che è superiore a quello campano (Salerno 54,6% – Campania 50,8%). Tuttavia, se pur con un tasso di occupazione migliore di quello regionale, la provincia perde 20.000 posti di lavoro fra 2009 e 2013 e il bacino di disoccupazione si amplia di circa 26.000 unità. La componente straordinaria della CIG cresce anche nel 2013, evidenziando quindi la prosecuzione della crisi produttiva.
Il mercato creditizio di Salerno è in contrazione, come nel resto del Paese: la raccolta aumenta del 3,3%, gli impieghi si restringono del 2,1%, soprattutto quelli diretti alle imprese, riducendo così la liquidità netta in circolazione. Le imprese continuano comunque ad assorbire una quota relativamente alta degli impieghi, e quindi ad investire su livelli superiori al resto della regione. Una quota particolarmente elevata di crediti in sofferenza, e peraltro ancora crescente (soprattutto nel comparto di clientela imprenditoriale), contribuisce a spiegare la contrazione creditizia, ed a alimentare tassi di interesse, sui prestiti alle imprese, più alti di quelli delle altre province campane e del Paese.
Il saldo di bilancia commerciale è positivo ed in continuo miglioramento, grazie a un incremento delle esportazioni (+9,6%), nel settore agricolo, in quello metallurgico e dei mezzi di trasporto, sui mercati europei e nord americani tradizionali, ma anche in quelli nord africani. Viceversa, la presenza sui mercati asiatici e latino americani emergenti è ancora poco sviluppata.
L’importante settore turistico provinciale si avvale di una crescita rapida dell’offerta ricettiva, soprattutto nel segmento complementare, grazie all’espansione di posti-letto negli alloggi in affitto e nei bed and breakfast, modalità adatte a catturare un crescente turismo “low cost”. I flussi in ingresso sono importanti ma subiscono un forte calo fra 2009 e 2012, alimentato soprattutto dal segmento turistico nazionale, atteso che l’indice di internazionalizzazione turistica, per quanto basso, è in crescita.
I settori che possono far guardare al futuro all’economia salernitana, rivitalizzandola, sono, in primis, quelli dell’industria culturale e creativa, basata sulla tipicità agroalimentare e artigianale locale, ma anche sugli eventi culturali e di spettacolo che la città capoluogo offre. Tale industria rappresenta il 4,4-4,6% del valore aggiunto e dell’occupazione provinciale, ed ha quindi ampi margini di sviluppo ulteriore. Accanto alla cultura, l’economia del mare, che rappresenta il 3,8% del valore aggiunto provinciale (e che è basata soprattutto su turismo, ristorazione e attività sportivo/ricreative) ha ampi margini di crescita. Infine, la green economy vede il 29,6% delle imprese, un quota superiore persino alla media nazionale, investire in metodologie produttive di tipo ecosostenibile, per accrescere la competitività di costo e di prodotto.
Questo in sintesi quanto emerge dal “Rapporto sullo stato dell’Economia provinciale”, reperibile nella versione integrale sul sito web della Camera di Commercio di Salerno.