maurizio-casagrande-681x1024La redazione del Corriere di Salerno ha incontrato Maurizio Casagrande, che ci ha ospitati nel suo camerino e ci ha dedicato qualche minuto del suo tempo, prima dell’inizio delle riprese.

Come nasce il progetto cinematografico di “Babbo Natale non viene da Nord” e, in particolare, l’idea di abbracciare il filone del cinepanettone?

“Babbo Natale non viene dal Nord” significa che non c’è bisogno di aspettare che Babbo Natale arrivi dalla Lapponia con la slitta perché Babbo Natale è nascosto in ognuno di noi.

Non si tratta assolutamente di un cinepanettone.

In cosa differisce dai film che rientrano nel cinepanettone e, quindi, in cosa consiste la sua originalità?

Non è un cinepanettone perché non ne ha la struttura. Si tratta, infatti, di una commedia.

L’originalità consiste proprio nel fatto che questo film rappresenta una favola natalizia anche antica, come metodo narrativo. Nel titolo, non a caso, c’è la parola “nord”, perché, sia per Babbo Natale sia per la ricchezza in generale, aspettiamo sempre che venga qualcuno a risolvere i nostri problemi. Invece, il gioco vuole essere che, molte volte, questo qualcuno siamo noi e non sappiamo di esserlo. Quindi, dobbiamo trovare il Babbo Natale che abbiamo dentro.

L’evento “Luci d’Artista” che ruolo ha giocato nella scelta della location e, quindi, di Salerno?

Le “Luci d’Artista” hanno provocato l‘idea. Io sono capitato qui durante le feste natalizie del 2013/2014, in occasione di un evento organizzato da Roberto Iannelli. Giravo per la città, prima di arrivare a Palazzo comunale e mi è piaciuto moltissimo. Nelle grandi città, come Roma e Napoli, non si sentiva il Natale, invece qui si. Ho pensato: “È talmente bella questa città che ti verrebbe voglia di girarci un film”. Il Sindaco, tra l’altro, ha sentito questa frase detta da me per gioco e mi ha chiesto: “È vero quello che dicevi?” e io ho detto: “Si”. E da lì abbiamo iniziato il progetto.

Il ruolo che interpreta: chi è nel film?

Sono io: il Maurizio Casagrande che più mi diverte, cioè quello che fa un ruolo tra virgolette serio. Rotto dalle esperienze della vita, in questo caso si tratta di un piccolo incidente che succede a quest’uomo, che cambia completamente, proprio grazie alla deviazione che, per puro caso, prende la sua vita.

Preferisce essere attore o produttore?

Produttore, in realtà, per necessità, perché, essendo un low-badget e volendo a tutti i costi fare questo film, ho partecipato alla produzione con il mio compenso, cioè con il lavoro, rischiando. Poi sono l’autore, assieme a Francesco Velonà. Ci tengo che si scriva anche di lui, perché si tratta di un lavoro scritto a quattro mani. E poi sono anche regista e protagonista. Ho fatto tutto io! Non vorrei essere anche l’unico spettatore, ma avrei fatto troppo (aggiunge ironicamente)!

Come si pone dinanzi al binomio cinema-teatro?

Come regista-autore, mi diverte moltissimo il cinema, ma diciamo che mi diverte sempre fare quello che non sto facendo. Adesso che sto facendo cinema, è chiaro che ti dico il teatro, ma poi, se faccio teatro, mi manca il cinema.

 

Raissa Pergola