Nocera Inferiore. In seguito alle indagini avviate nel 2013, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione delle misure cautelari degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P. nei confronti di Fernando De Santis, Filomena Paolino, Filomena Vicidomini, Maria Assunta Scarpati e Pierdonato Gallitelli. Gli uomini della Finanza hanno poi sequestrato beni mobili ed immobili, per un valore di oltre 12 milioni di euro, ed anche quote azionarie e di partecipazione di 21 società sull’intero territorio nazionale.
Tutto comincia nel 2013 in seguito ad una segnalazione della Banca d’Italia che riscontrava un ammanco di 9,8 milioni di euro nel caveau della società Ipervigile S.r.l. Da lì sono partite le indagini, affidate al Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno e dirette dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, che hanno portato alla ricostruzione delle vicende di oltre 20 società, tutte amministrate formalmente da prestanome e riconducibili alla famiglia De Santis di Nocera Inferiore.
Al termine delle delle indagini è emersa l’esistenza di una organizzazione, facente capo ai componenti la famiglia De Santis, che, attraverso la creazione di una “galassia societaria” strutturata come una holding di tipo personale – costituita da numerose imprese di cui avevano direttamente o indirettamente (tramite soggetti prestanome, per lo più ex dipendenti) la gestione, si è resa colpevole di bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata per oltre 9,8 milioni di euro, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate, omesso versamento di I.V.A., omesso versamento all’I.N.P.S. di ritenute previdenziali ed assistenziali, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate e violenza privata.
Il modus operandi consisteva dapprima nello “spogliare” alcune di tali società di tutte le componenti produttive (attraverso cessioni di azienda o rami di azienda) e, successivamente, nel lasciarle fallire e/o farle cessare, gravate da considerevoli debiti tributari che, in conseguenza della spoliazione, divenivano inesigibili, con grave danno per l’Erario.
Le cariche societarie venivano intestate a dipendenti e/o consulenti delle società del Gruppo De Santis i quali nella maggioranza dei casi erano intimiditi e costretti ad accettare quanto proposto per conservare il posto di lavoro. Chi non accettava veniva sottoposto a turni di notte, umiliazioni, minacce ed emarginato.
In particolare, per quanto riguarda i “lavoratori”, la strategia era quella di non versare alcuna contribuzione previdenziale e assistenziale e di far fallire le società. Anche il mancato versamento di “tributi” delle società costituiva un vera e propria costante, un vero e proprio metodo scientifico adottato dalla famiglia De Santis.
Le società venivano fatte fallire distruggendo od occultando le scritture contabili o venivano messe in liquidazione, in modo da rendere impossibile per l’Agenzia delle Entrate riscuotere i crediti: operazione ostacolata anche dal fatto che i soggetti formalmente rappresentanti legali – teste di legno – non risultavano avere disponibilità finanziarie per far fronte al debito contratto dalla società, solo formalmente amministrate.
Gli accertamenti hanno permesso di rilevare 11 casi di fallimento di società del gruppo, nei quali non sono mai state prodotte e consegnate ai curatori fallimentari le prescritte scritture contabili, al fine di non consentire agli organi del fallimento la ricostruzione delle vicende imprenditoriali con specifico riferimento al periodo cronologico antecedente alla declaratoria di fallimento.
Nel frattempo il Gruppo De Santis creava nuove società, con denominazioni simili a quelle delle società morienti, oppure ne acquisiva altre operanti nello stesso settore della vigilanza privata. Il meccanismo consentiva anche di incassare i contributi per la riassunzione agevolata di lavoratori in mobilità o licenziati, nella forma degli sgravi contributivi. I De Santis infatti licenziavano i propri lavoratori e li riassumevano con un’altra società apparentemente estranea (in modo da avere diritto alle sovvenzioni) e in realtà sempre gestita dai medesimi, con un meccanismo che ha consentito di percepire indebitamente ai danni delle casse pubbliche centinaia di migliaia di euro.
Sono stati accertati anche episodi in cui nel caveau della società Ipervigile venivano sostituite banconote genuine con altre false, su ordine di Fernando De Santis e con la collaborazione dei suoi familiari e dei dipendenti capi-conta. Per le banconote false veniva quindi chiesto il rimborso alla Banca d’Italia, mentre quelle genuine venivano sottratte.
Le indagine sul gruppo De Santis è stata poi collegata a quella relativa alla società BSK Securmark Servizi Fiduciari Salerno S.r.l., condotta anch’essa nel febbraio 2015 a dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore avvalendosi del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Salerno, per la quale alcuni componenti della famiglia sono stati ristretti agli arresti domiciliari.